Renzi e Alfano: uniti dall'età, divisi da tutto

I gemelli diversi della politica. La new generation. I quarantenni con il futuro in poppa. I rottamatori dei grandi vecchi. Angelino e Matteo hanno tante cose in comune e un mondo che li divide. Un mondo di linguaggio, di concretezza, di storia. Ce la mette tutta Angelino. Ma la buona volontà non fabbrica il quid. Va in scioltezza Matteo, portato dal vento. Un piacione déjà vu, ma dotato di carisma. Il leader del Ncd, vicepremier e ministro dell'Interno del governo Letta, e il sindaco di Firenze e neosegretario del Pd intervengono alla presentazione del libro di Bruno Vespa Sale, zucchero e caffè. Eccoli col gran cerimoniere della Seconda Repubblica che va declinando. Paralleli su tutto.

Ma le convergenze non s'incontrano. Entrambi moderati all'interno delle loro parti. Vicini ma distantissimi. Alfano è spontaneo e s'impegna, Renzi è furbo e fa il fenomeno. La differenza è abissale. Ed è che Renzi è riuscito a prendere il posto dei leader storici rimanendo nel partito d'origine, mentre Alfano non ce l'ha fatta e ha dovuto uscirne. Fuori o dentro il partito fa tutta la differenza del mondo. Questione di spessore, di peso specifico e di spalle larghe. Questione d'inerzia positiva o negativa. La differenza si vede tutta. Renzi parla con la sicumèra - forse troppa - del vincente. Alfano gesticola, muove le mani in parallelo unendo pollici e indici per sottolineare i concetti. Strappa qualche applauso in materia di semplificazione della burocrazia e di difesa della famiglia. Ma alla fine rimane la sensazione di uno sforzo, di una fatica, di politichese. Renzi appare più naturale. Quando parla, cita alcuni presenti in sala, riferisce episodi precisi.

Quando ascolta, consulta il telefonino, scrive qualche appunto, firma il libro di Vespa. La riforma elettorale la facciamo o no? E come? Applichiamo il modello «sindaco d'Italia», propone Alfano. Ci vuole un consenso ampio, sottolinea Renzi. E il Senato? Il segretario Pd ha lo slogan pronto: deve diventare la Camera delle autonomie a costo zero, senza indennità. Alfano nicchia. Ma propone di abolire subito il finanziamento ai partiti. Sullo sfondo, la copertina del libro con la fotografia di un neonato sorridente, ciuffo ribelle. Alfano ha meno capelli di Vespa e le sopracciglia incombenti. Il ciuffo di Renzi è pettinato. Anzi, patinato. Si parla di riforma Fornero da riformare, di decreto carceri, di caso Cancellieri. «La cosa bella di stasera è che state assistendo a un vero e proprio negoziato in diretta», butta lì il vicepremier. Ma il sindaco mette i paletti: «Per me se fate le cose, il governo può durare fino al 2029», esagera il sindaco. Quindi Letta mangerà tanti panettoni... «Spero non ingrassi come me», chiosa Renzi.

Chiusura sul recente incontro con Napolitano e il look fuori codice: «Ma vogliamo parlare del mio vestito sbagliato mentre in Italia c'è il 12,7 per cento di disoccupazione», replica il sindaco. I gemelli diversi si separano.

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