Con una festa in stile Bollywood, circondata da musica, balli, sfilate, effetti speciali, la Vespa è tornata ufficialmente in India. Il leggendario scooter che ha motorizzato l'Italia del dopoguerra oggi è un prodotto globale, che nelle economie in crescita dell'Asia ha trovato in questi anni straordinaria vitalità. In India il lancio era attesissimo e all'auto show di Delhi di gennaio lo stand della Piaggio era stato preso d'assalto. La percezione del marchio qui è molto forte e questo permette all'azienda italiana guidata da Roberto Colaninno, che controlla al 100% la Piaggio India, di fare previsioni molto ottimistiche: già quest'anno saranno venduti oltre 50mila esemplari.
La nuova Vespa sarà prodotta in uno stabilimento situato a Baramati, nello stato di Maharashtra (la cui capitale è Mumbay), nel cuore della cosiddetta Detroit indiana, un bacino di competenze meccaniche, di manodopera specializzata e di fornitori esperti. Domani sarà lo stesso Colaninno, insieme a Ravi Chopra, il numero uno di Piaggio India, e alle autorità locali, a inaugurare il nuovo stabilimento capace di fabbricare 150mila esemplari all'anno, e del quale è già in programma il raddoppio in tempi brevi. É il terzo impianto Piaggio a Baramati: il primo risale al 2000, e fabbrica l'Ape, il veicolo a tre ruote per il trasporto urbano di passeggeri e merci, il secondo (2010) produce motori, il terzo, pronto al taglio del nastro, è dedicato alla Vespa.
Quest'ultima, studiata appositamente per il mercato indiano, è uno sviluppo del modello Lx (il due ruote più venduto sia in Europa che negli Stati Uniti): sarà leggermente più piccola e con ruote più grandi per adattarsi agli standard locali e porterà un motore 125cc a tre valvole e quattro tempi, silenzioso e poco inquinante e con un elevato tasso di economicità: sarà capace di fare 60 chilometri con un litro, più del doppio della stessa Vespa prodotta in Europa (ed entro l'anno sarà fabbricato anche a Pontedera come risposta al continuo rincaro dei carburanti). La Vespa punterà al segmento «premium» del mercato indiano, quello più elevato, e il prezzo, l'equivalente di 1.000 euro, è volutamente del 20% superiore a quello dello scooter oggi più caro.
La Vespa è legata all'India da anni lontani: fin da quando Enrico Piaggio, nei primi anni Cinquanta, intuendo il grande potenziale di mercato, avviò accordi di licenza con produttori locali, prima con il gruppo Bajaj, poi con Lml, che terminarono alla fine degli anni Novanta dopo strascichi giudiziari. La Piaggio in quei decenni conquistò il mercato con il proprio prodotto, ma non con il proprio marchio: così oggi è corretto affermare sia che la Vespa «torna» in India, sia che «arriva» in India.
In ogni caso la Vespa qui è molto familiare e, ora, molto attesa. Una storia parallela è stata quella dell'Ape, grazie alla quale, fin dagli anni Cinquanta, è stato introdotto in India l'«autorisciò», chiamato qui tuk-tuk, quel piccolo, utilissimo e simpatico taxi urbano che nelle città indiane è parte del paesaggio. Anch'esso solo dal 2000 è prodotto in proprio dalla Piaggio, e dalla fabbrica di Baramati, recentemente ampliata, ne possono uscire 240mila all'anno (nel 2011 ne sono stati venduti 220mila, quando nel 2003, anno dell'acquisizione da parte di Roberto Colaninno, se ne vendevano 30mila).
India e Sud Est asiatico pesano oggi per il 40% sui ricavi totali del gruppo Piaggio, (1,5 miliardi nel 2011), con una crescita che compensa il rallentamento del mercato europeo. La previsione per il 2014 è di raggiungere i 2 miliardi di fatturato, con un peso dell'Asia del 50%. Ieri il titolo, quotato alla Borsa di Milano, ha festeggiato le notizie da Mumbay con un progresso del 5,13%.
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