Con la vecchia guardia del Pd Renzi prende al massimo il caffè

O farà il candidato premier o rimarrà sindaco: non vuole scendere a compromessi con Bersani & Co (nemmeno per un posto da ministro)

Punta a guidare il Partito democratico e, se possibile, la coalizione di centrosinistra. Non è disposto ad accettare altri in carichi. Perché Matteo Renzi, il sindaco rottamatore che vuole mandare ai giardinetti la vecchia guardia piddì, sta lavorando proprio a questo da diversi mesi: rottamare l'establishment di via Del Nazareno per trasformare il Pd da partito post-comunista a partito progressista sul modello labour di Tony Blair. Quindi: niente posti di consolazione, né come ministro né come segretario democrat.

Lo mette subito in chiaro. Contro i "vecchi" democratici non ha nulla di personale. Ma con loro è disposto a prendere al massimo un caffè. E, per di più, ci tiene a prepararlo con le sue mani. Come "atto di rispetto per l’anzianità". Niente di più. All'indomani dell'auto rottamazione di Pier Luigi Bersani come segretario ("Dal 2013 non mi candido più") e dalla sua (mezza) offerta a fare il ministro ("Sono tutti utili"), il sindaco di Firenze ha subito messo in chiaro che non è disposto a scendere a compromessi. "Ci sono persone molto più brave di me per fare il segretario del Pd, credo di essere quello meno adatto - ha detto a Radio 24 - non è nelle mie corde, mi piace fare le cose e vedere i risultati". Renzi invita a provare a capire cosa è diventato oggi il Pd oggi rispetto a cosa erano i partiti di una volta: "Io parto dal presupposto di una politica all’americana dove il cittadino si vota il suo leader, e allora non c’è bisogno di fumosi tavoli di coalizione dove si dà la linea". E punta quindi a un governo dove il presidente del Consiglio non deve chiamare il segretario del partito per sapere come muoversi: "Quando l’Italia arriverà a quel livello allora sarà un Paese come tutti gli altri".

L'impostazione di Renzi è sicuramente più vicina a quella proposta a suo tempo da Walter Veltroni che da quella messa in campo in questi anni da Bersani. Proprio per questo il sindaco rottamatore vuole darci un taglio netto. Anche se - ammette - un caffè con l’avversario numero uno nel Pd, Massimo D’Alema, sarebbe anche disposto a prenderlo. "Magari lo preparo io...", si è affrettato a dire ricordando quando il presidente del Copasir gli raccomandò attenzione dicendo che altrimenti si sarebbe "fatto male".

Per il sindaco sarebbe dunque soltanto un "atto di rispetto per l’anzianità". E non è disposto ad andare oltre. Tanto che, alla domanda su un secondo caffè con Rosy Bindi, Renzi ha
detto di non voler esagerare: "L’ho già preso con D’alema, poi con due caffè divento nervoso".

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