"Vedeva" grazie al suo cane: uccisi insieme da auto pirata

Il pastore tedesco si è frapposto fra la macchina e il suo padrone cieco ma non è riuscito a evitare l'impatto. L'estremo sacrificio di un "amico"

"Vedeva" grazie al suo cane: uccisi insieme da auto pirata

Potrebbe essere una delle tante notizie di cronaca nera. Un uomo, falciato da un'auto, mentre attraversa la strada. Con lui muore anche il cane, che lo accompagnava nella passeggiata serale. Si legge, un velo di tristezza passa fulmineo tra l'anima e il cuore e poi si adocchia il titolo successivo.
«Dà alla luce un bambino nel vagone di un treno: un agente della Polfer le fa da ostetrica». Un sorriso di compiacimento e l'uomo con il cane, morti in un paese di cui non ci si ricorda il nome, cade in quell'enorme dimenticatoio dove le notizie si sublimano quasi sempre, rese innocue dal tempo che dovrebbe medicare ogni piaga. Eppure quell'uomo, Sergio Polin, originario di Torino, 43 anni, aveva una particolarità e il suo cane anche. Lui era cieco e il cane era il vero «bastone della sua vita», un pastore tedesco che rendeva sopportabile la sua grave menomazione come solo sanno fare queste creature delicate e premurose con chi gli è stato affidato, con chi sanno che devono difendere, a costo della vita, in ogni momento e in ogni condizione. Se la notizia suscita solo un attimo di attenzione in chi la legge non è così per me. Io, con i ciechi ho vissuto tanti anni, gli ho insegnato a suonare la chitarra, li ho aiutati a fare i compiti, ho condiviso con loro il sorriso dei momenti felici e le lacrime della disperazione quando cadeva l'autunno nelle loro giovani menti che non riuscivano a liberarsi dall'idea fissa di un lunghissimo inverno gelido, magari nella solitudine di un istituto (seppure di rango) in cui i genitori li avevano lasciati volentieri, oppure li avevano dovuti collocare perché potessero imparare a vivere una vita il più normale possibile. Non scandalizzatevi se li chiamo ciechi invece del più raffinato (e un po' ipocrita) «non vedenti». A loro non gli frega niente se li chiamate «ciechi» e se commettete la gaffe di dire «ci vediamo domani» state tranquilli che ci fanno una ristata sopra, se hanno voglia di ridere. A loro interessa di non trovare macchine e moto parcheggiate sul marciapiede, a loro interessa trovare in biblioteca libri in braille (oggi audiolibri), a loro interessa che lo stato gli riconosca i mezzi necessari per sopravvivere, in una società che, quando vede passare il cieco per strada con il suo bastone bianco, non sa altro che pensare «poverino!». A loro interessa raggiungere il massimo dei regali che gli possiamo offrire: un cane che li guidi tra i mille pericoli quotidiani della strada o che gli renda più agevole la vita usuale, magari svegliandoli da un sonno profondo quando è ora di prepararsi per un appuntamento importante o che semplicemente gli metta una zampa in grembo, rassicurandoli che la solitudine è rimasta fuori dalla finestra, quando il gelo sembra un chiodo nel cuore. Loro sanno che qualcuno veglia su di loro e non solo con gli occhi, le orecchie e il naso, ma con l'anima. Ho chiesto un giorno a Tiziano, uno di quei ciechi chiusi come scrigni preziosi che solo, dopo mesi o anni, escono dalle righe del brano da tradurre, per offrirti la chiave che apre la porta alle tue curiosità. «Cosa ti piacerebbe vedere per primo, se qualcuno fosse in grado di ridarti la vista? Il sole, i colori, gli alberi, il mare,…». «No, lei». Risposta secca e incontrovertibile, mentre accarezzava le orecchie pelose di Sister, la sua ombra amica, il suo fantasma buono, imperdibile. Eppure anche loro un giorno sono obbligati a lasciarsi, perché l'ombra fraterna se ne deve andare, prima di lui. E questo è uno dei momenti più terribili, più lancinanti per loro, pari forse al momento in cui hanno perso la luce, se mai l'hanno vista.


L'auto è arrivata all'improvviso (la donna alla guida è indagata per omicidio colposo), il cane ha tentato di frapporsi e Sergio si è appoggiato alla sua ombra amica. Sono morti entrambi tra i rumori ovattati di una sera d'autunno.
Spero che qualcuno gli permetta di dormire accanto, per sempre.

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