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La vendetta di Fini: testimone da Woodcock contro il Cav

Dalla caduta di Prodi alla casa di Montecarlo, Gianfry si vede coi pm di Napoli in una caserma della Finanza per raccontare la "sua" verità

La vendetta di Fini: testimone da Woodcock contro il Cav

Fuori dalla politica, si briga meglio. Dopo la tranvata alle ultime politiche, il flop di Futuro e Libertà e lo scandalo mediatico della casa di Montecarlo, Gianfranco Fini prova a rifarsela con Silvio Berlusconi. Il "che fai, mi cacci?" è acqua passata. Ma mica troppo. Da allora l'ex leader di An ha visto perdere, di giorno in giorno, consensi e popolarità. Le urne ha sancito la sua fine politica. Così non gli è rimasto che vendicarsi. Il pm di Napoli Henry John Woodcock gliel'ha servita su un piatto d'argento: l'ha chiamato al tribunale partenopeo per testimoniare contro il Cavaliere sulla presunta compravendita di parlamentari. Sotto il mirino delle toghe quel 14 dicembre del 2010, quando la Camera respinse la sfiducia all'allora premier Berlusconi spernacchiando i magheggi dei futuristi e mandando su tutte le furie Fini.

Non deve essergli parso vero. Fini, che si credeva il nuovo delfino del centrodestra, si è presentato davanti a Woodcock pronto a raccontare la "sua" versione dei fatti. A darne conto è Conchita Sannino su Repubblica raccontando che lo scorso 5 aprile l'ex presidente della Camera si è recato di soqquatto a Napoli. L'appuntamento alla caserma della Finanza. Davanti a lui, oltre a Woodcock, anche il pm Vincenzo Piscitelli. Tutti e tre a tramare contro il Cavaliere. Tutti e tre a costruire il teorema della compravendita dei parlamentari. Perché, quando i futuristi lasciarono il Pdl per far cadere Berlusconi, furono mossi da una libertà politica, mentre quando altri parlamentari migrarono tra le file del Pdl furono - ovviamente - comprati. Questa la tesi dei pm napoletani. Tesi che non possiamo ancora sapere se è stata sposata anche da Fini. Ad oggi, però, abbiamo la certezza che l'ex leader del Fli e i magistrati partenopei hanno passato al setaccio l'addio al Fli di Catia Polidori e Grazia Siliquini. Il 14 dicembre del 2010 le due onorevoli decisero, infatti, di sostenere il governo Berlusconi venendo meno al piano di Fini. La tesi dei magistrati, sposata da Repubblica e probabilmente anche da Fini, è che il passaggio della Polidori e della Siliquini fu favorito da successive ricompense. "Lei (la Bolidori, ndr) votò contro Fini, come la Siliquini - spiega la Sannino - la prima diventò viceministro, dopo. La seconda fu nominata nel Cda delle Poste". Qui il controsenso: i movimenti interni al parlamento vanno puniti solo se "favoriscono" il Cavaliere.

Accantonate le beghe interne al centrodestra, il cuore della chiacchierata verte sulla caduta di Romano Prodi dallo scranno di Palazzo Chgi. Nel mirino di Fini, va da sé, finisce Valter Lavitola. Tra i due dev'esserci ancora un po' di ruggine per lo scandalo che ha fatto a pezzi politicamente il delfino di Giorgio Almirante: la casa di Montecarlo che, grazie a un giro di società off shore, finì al "cognato" di Fini Giancarlo Tulliani. L'ex direttore dell'Avanti! è indagato perché, a detta delle toghe partenopee, avrebbe rimediato il denaro per "comprare" i voti necessari a far cadere il governo Prodi. Woodcock tira fuori la lettera sequestrata nel pc dell'avvocato Carmelo Pintabona, l'ex leader del Fli assicura di aver appreso il tutto dalle agenzie "prima di entrare in una trasmissione televisiva". Di sassolino in sassolino, Fini ne ha davvero per tutti. Anche per il presidente Di Panama Ricardo Martinelli che, secondo Italo Bocchino, avrebbe aiutato alcuni esponenti del Pdl a trovare il materiale sulla casa di Montecarlo che inguaiò Fini e il fratello di Elisabetta Tulliani. Della lunga chiacchierata di Fini con Woodcock e Piscitelli è difficile sapere se c'è materiale scottante. Una cosa, però, è certa: Fini ha voluto vendicarsi e, come suo solito, pugnalaree alle spalle.

Adesso la palla passa al giudice Amelia Primavera che, venerdì 19 luglio, deciderà sulla richiesta di patteggiamento a 1 anno e 8 mesi per il senatore Sergio De Gregorio.

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