Ho già suggerito a Monti di cacciare a pedate i suoi «spin doctors» che gli dicono ogni giorno quanto è andato bene dalla Bignardi, come ha baciato bene il barboncino, con quanta soavità ha infilato il dito nel gelato di inerme passante, fatto le smorfie al venditore di castagne arrosto, piroettato con grazia davanti al pizzaiolo napoletano, dopo essersi fatto ritrarre fra le statuine del presepe con Napolitano vestito da san Giuseppe e così via.
Monti sta sbagliando tutto e i sondaggi confermano: il suo indice di gradimento affonda nelle sabbie mobili da cui invece emerge, sporco di fango, Beppe Grillo che molto più genuinamente si getta nella mischia, è ovunque in maniera urlata, grezza, sudicia e autentica, chiamando gli applausi.
No, non consiglieremmo al professor Monti di fare come Grillo e del resto a noi il comico genovese appare come un derivato tossico della politica e non come una promessa della politica. Ma ci sembra leale avvertirlo del fatto che lo si vede mentire a se stesso come epifania della bugia, la quale oltre ad avere le gambe corte e il naso lungo, ha anche i capelli argentei tirati al phon.
Il Prof godeva all'inizio di una dote da spendere purché fosse rimasto alla larga dalla politica: appariva come l'uomo piovuto dal cielo paracadutato con tutta l'aureola. Accadde così che molti italiani delusi dal centrodestra videro in lui il castigamatti sopra le parti, talmente sobrio da sembrare astemio, omaggiato all'estero, anzi trattato come un viceré nell'Eurozona dall'odore carolingio, mezzo latino e mezzo tedesco. Poi, la caduta degli dei. L'uomo terzo, l'arbiter elegantiarum della politica, scese nell'arena e cercò di fabbricare consenso con un bricolage improvvisato e un po' patetico, evitando le iperboli ma ricorrendo alle litoti («Il ghepardo non è un animale lento», «I ghiacciai non sono adatti a vacanze tropicali») cosa che non sfuggì a Le Monde che ne fece un titolo a tutta pagina: l'uomo delle litoti. Una litote si perdona a chiunque, ma presentarsi con le sembianze truccate lo ha reso indigesto, lo ha mostrato sempre di più come uno che finge di essere quello che non è.
In politica si comporta come quei rampolli di antiche famiglie aristocratiche, pallidi ed emaciati, che all'improvviso decadono e si trovano costretti a vivere con i teppisti del vicolo che si fanno di canne, usano il coltello e tirano tardi con ragazze poco raccomandabili (litote). Ed ecco che il fanciullo dabbene, cerca di prendere un'aria gradassa, persino un po' bauscia, cercando di apparire fico, cool. Ma tutti scoppiano a ridere e i sondaggi confermano: il suo personaggio è rifiutato perché falso. Le piccole performance come quella dalla Bignardi che gli appioppa un cucciolo, svelano la combine, fanno cadere il cerone di un buonismo posticcio e insomma lo smascherano. Non è solo un banale bugiardo, ma è la bugia: il contenitore diventa il contenuto.
C'è una ragione politica di questo fallimento: queste moine, questi sbaciucchii, questi cuoricini di poveri cani, queste pizze napoletane, questi presepiucci, non coprono il vuoto pneumatico di una offerta elettorale strabica perché dovrebbe guardare a destra e invece guarda a sinistra. Monti dice di avere un programma adatto all'elettorato tradizionale del centrodestra, però si chiama Bersani come compare d'anello scatenando la gelosia di Vendola che starnazza in sacrestia.
Se a questo si aggiunge che Bersani è stato seriamente capace di dire in pubblico «Ohè, ragazzi, mica si può fermare l'acqua con le mani», si capisce che non siamo nei piani alti della politica, ma nel camerino di Crozza e allora sì, finalmente la gente ride.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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