Vertice anti primarie dal Cav: non si parli solo di poltrone

Cena ad Arcore con Toti, Romani e Gelmini. Berlusconi incalza: occupiamoci di programmi e di proposte concrete. Forse in settimana l'incontro con Fitto

Vertice anti primarie dal Cav: non si parli solo di poltrone

Non è certo la prima volta che Forza Italia si ritrova sull'orlo di una crisi di nervi. Oggi però, in pochi sono pronti a scommettere su un lieto fine. Silvio Berlusconi, infatti, continua a chiedere a tutti di «abbassare i toni», ma le stoccate dall'una e dall'altra parte sono senza soluzione di continuità. E, raccontano, l'insofferenza dell'ex premier cresce di giorno in giorno visto che neanche i ballottaggi di domenica prossima sono riusciti a mettere la sordina allo scontro interno tra i fautori dei congressi da una parte e i sostenitori delle primarie dall'altra. Ovvero tra Giovanni Toti e Denis Verdini su un fronte e Raffaele Fitto con i suoi sull'altro. Un braccio di ferro che, sintetizza un big del partito che di scontri come questi ne ha vissuti tanti in prima persona, «questa volta finirà molto male».
Una battaglia che si sta combattendo non solo nel partito ma anche sui media, a colpi di dichiarazioni, comunicati stampa al vetriolo e interviste sui giornali. Non a caso, pur essendo ieri una giornata in cui i contendenti non hanno dato fuoco alle polveri, a tenere banco sono state le interviste di Toti da una parte e Mara Carfagna dall'altra. Durissimo il primo, che dalle colonne del Corriere della Sera definisce le primarie «una scelta sbagliata» perché «non servono a far emergere il nuovo ma a scongelare il vecchio facendolo passare per nuovo». E ancora: «La conta brutale dei numeri non garantisce affatto una selezione della migliore classe dirigente». Poi il messaggio a Fitto: «Ricordo che si oppose alle primarie quando Alfano le chiedeva. Ha cambiato idea? Va bene. Ora però il dibattito sugli organigrammi non può oscurare il rilancio dei nostri contenuti». Il controcanto arriva dalla Carfagna, decisamente schierata con Fitto. «La leadership di Berlusconi», dice a Repubblica, «non è in discussione» e «non esiste alcuna fronda». Ci sono invece, affonda l'ex ministro, «persone che nel nome di Berlusconi - sono certa a sua insaputa - commettono ingiustizie e mortificano le persone con calunnie e veleni».
È chiaro, insomma, che lo scontro ha ormai superato il livello di guardia. E Berlusconi ne è ben consapevole se nonostante il fastidio nei confronti di Fitto continua a predicare cautela. Perché, è il senso dei suoi ragionamenti, gli elettori non capiscono la ragione per cui invece di parlare di programmi e di proposte concrete perdiamo tempo ad azzuffarci per due poltrone. Un «confronto dannoso», spiega Daniela Santanchè, perché «da noi gli italiani si aspettano ricette per uscire dalla crisi». Ed è questo che l'ex premier ha ripetuto ieri sera ad Arcore durante una cena con Toti, Paolo Romani e Mariastella Gelmini.
Tutti e tre - e ovviamente non è un caso - fermi sostenitori della linea dei congressi e per nulla d'accordo con la strada presa da Fitto nell'ultima settimana. L'ex ministro, però, non ha alcuna intenzione di fare passi indietro.
E già da domani è pronto a tornare sul territorio con comizi a Bari e Foggia, per poi spostarsi in Abruzzo e Molise.


Sempre che non debba fare una deviazione su Roma dove oggi farà rientro Berlusconi, visto che non è affatto da escludere un faccia a faccia tra i due prima del delicatissimo Ufficio di presidenza in programma la prossima settimana.

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