Jean-Marie Le Pen, il Front National da lei fondato nel 1972 trionfa in Francia. Sembrava impossibile, invece «l'onda blu» sta inondando il Paese.
«Non è più un'onda. Ora è uno tsunami. Siamo una forza nuova che al netto delle performance, nel rapporto tra investimenti e risultati, è di gran lunga la migliore. Di gran lunga».
Per molti francesi è uno choc. Ma lei aveva previsto tutto. Settimane fa ha detto al «Giornale»: «Saremo primi». Come faceva a saperlo?
«Perché c'è stato un terremoto prima, alle amministrative, e uno tsunami è sempre preceduto da un terremoto».
Per i socialisti di Hollande è un'umiliazione, ma va male anche ai neogollisti dell'Ump, la destra moderata, sorpassata proprio dall'estrema destra.
«Estrema destra? È una classificazione dei media del sistema per denigrarci. I nostri avversari vogliono farci passare per estremisti, ma non fanno lo stesso ragionamento con gli estremisti di sinistra, quelli li chiamano gauchisti. Per le stesse ragioni ci danno dei populisti, che per noi vuol dire partigiani del popolo. Siamo in linea con la nostra Costituzione».
Torniamo al tema. Perché il Front sorpassa l'Ump? La destra tradizionale non sa più parlare al suo popolo?
«La destra tradizionale quando arriva al potere ha nostalgia della sinistra, vorrebbe conquistarla. Sarkozy appena arrivato al potere non ha avuto niente di meglio da fare che nominare ministri di sinistra. Il pensiero unico dominato dal post-marxismo è tale in Francia, la viscosità intellettuale talmente diffusa, che è molto difficile combattere questo meccanismo».
La sua battaglia è cominciata 60 anni fa come deputato e 40 anni fa con la fondazione del Fn. Come mai adesso il successo?
«Perché ora più che mai il popolo francese sente di essere in pericolo, in grave pericolo».
Qual è il rischio?
«Ci sono 735 milioni di europei con un tasso di natalità di 1,4 figli per donna e poi c'è un blocco di 7 miliardi di persone, tra cui un intero continente, l'Africa, con un tasso di natalità del 4,5. È come un camion che arriva dritto in faccia mentre stai guidando».
La crescita della popolazione è il suo spauracchio?
«È la sostituzione della popolazione. Lei è italiana, non si faccia prendere dal caso di Lampedusa perché il modo migliore per diventare clandestini nel suo e nel mio Paese è entrare con un visto turistico, non passare il mare rischiando la vita».
Marine chiederà la chiusura delle frontiere dell'Unione?
«Sì».
Ci sono persone che fuggono da guerre.
«Fuggano in Arabia saudita, in Qatar e in Paesi così ricchi».
Per questo lei e il partito siete definiti razzisti.
«Insisto: la prima volta che fui eletto deputato, il numero due in lista era un nero».
Sua figlia Marine vuole lo scioglimento dell'Assemblea nazionale. Europee e politiche non sono cose diverse?
«Solo per il sistema di voto. Se si votasse col proporzionale alle politiche noi avremmo almeno cento deputati».
Marine chiederà un referendum sull'uscita dalla Ue anche in Francia?
«Sì, vogliamo un referendum. L'Ue non può essere riformata. Bisogna lasciarla».
Il nodo da sciogliere: con chi si alleerà il Front national?
«Vedremo. Abbiamo una carta di valori, chi è d'accordo con quella carta potrà partecipare al nostro gruppo».
Ci sarà l'Ukip di Nigel Farage?
«Lui non vuole saperne di noi e noi non vogliamo saperne di lui. Dice che abbiamo un dna antisemita e io dico che lui ha un dna corrotto».
Eppure qualche giorno fa Farage sembra avere aperto qualche spiraglio.
«Chi vivrà vedrà».
Beppe Grillo? Siete ancora convinto che sia destinato a sparire?
«Grillo non è uno che resta attccato alla sedia, è un catalizzatore di forze. Però a volte certe reazioni non sono durature. Vedremo se le renderle tali».
Cosa pensa dei principali candidati alla presidenza della Commissione, Juncker e Schulz?
«Ridicoli, assolutamente ridicoli, la faccia diversa della stessa medaglia. Si dividono la torta. Basti pensare che Ppe e Pse hanno votato nel 92% dei casi allo stesso modo».
È ancora convinto che Marine entrerà all'Eliseo?
«Lo spero di tutto cuore. Non prevedo il futuro, cerco di prevenirlo. E lei è la chance della Francia».
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