"Vietti troppo dc", ora scoppia la grana Monti

Si complica la corsa del numero due Csm a Via Arenula, il Prof non vuole il casiniano

"Vietti troppo dc", ora scoppia la grana Monti

Roma - Non salva quasi più nessuno. Nemmeno lo stimatissimo Michele Vietti, vicepresidente del Csm. Stimato sì, ma pur sempre di area Udc. Quel partito che Mario Monti vede ora come fumo negli occhi, e non importano la levatura morale e politica o il passato di simpatia vicendevole. Altro che silenzio: dopo un mese sottotono l'ex premier sfoga la rabbia repressa. Non è la prima volta che il professore resiste nel loden e poi indossa l'elmetto. Ai microfoni di Omnibus ieri ha fatto trapelare tutta l'amarezza e il risentimento: «Sono tutto sommato sollevato che abbiano scelto (i popolari guidati dal ministro Mauro, ndr) di andare in altre direzioni», ha ammesso, con un commento di poche parole alla drammatica scissione del partito da lui fondato, e dal cui gruppo al Senato si è dimesso alcune settimane fa. Pentito mai, dice. Ma certo «dal punto di vista personale, della mia credibilità e della mia reputazione indubbiamente ho subito dei danni». Anche se, aggiunge, «questo l'avevo messo in conto prima».
La furia del normalmente compassato fondatore di Scelta civica investe ora tutta la famiglia casiniana. All'ipotesi che Vietti possa sostituire Cancellieri al ministero della Giustizia ecco come Monti risponde: «Ho grande stima per Vietti ma allo stesso tempo è vero che facendo parte dell'Udc il problema dell'asimmetria della rappresentanza si aggraverebbe». La nomina di Vietti sarebbe vissuta dal Professore come una provocazione.
Sulla Cancellieri sempre più nella bufera, per ora, il senatore a vita non si sbilancia. C'è chi sostiene che Monti, che pure l'aveva tanto sostenuta in passato, l'abbia scaricata. Per ora non rivela cosa farà in occasione del voto di sfiducia: «Ci sarà il voto palese, e quindi lo saprete quel giorno come ciascuno voterà». Certamente «alcune telefonate (Cancellieri-famiglia Ligresti, ndr) sono state inopportune fatte da parte di un ministro». Ma questo non deve creare scandalo: «La mia opinione credo coincida con quello che la stessa interessata ha detto al Senato e alla Camera».
L'«interessata» è «un ministro che stimo e che ho stimato moltissimo. L'avevamo proposta come presidente della Repubblica perché sarebbe stata al di sopra delle parti».
Scelta civica è la rivendicazione e il rimpianto: «No, non sono pentito», di averla fondata, non cede Monti. Anche se «i risultati conseguiti sono stati parziali, con luci e ombre» ma l'esito elettorale «non è stato insoddisfacente». Questo «centrino, come giustamente lo chiama Berlusconi, ha comunque impedito al Pdl di avere la maggioranza sia alla Camera che al Senato e a Berlusconi di essere o presidente del consiglio o presidente della Repubblica».

Le delusioni, per Monti, sono più «recenti, e da parte di quelle forze che avevano fatto pressioni perché accettassi di condurre questo sforzo elettorale: forze che hanno preferito seguire altre ispirazioni e che in tutti questi mesi hanno diminuito la portata riformista di Scelta civica».

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