Meno uno. Tutto pronto per le primarie del Partito Democratico. Alla vigilia della competizione è tempo per gli ultimi comizi dei tre candidati alla segreteria del partito. Attesi due milioni di elettori nei seggi. Per il favorito, Matteo Renzi, "l’8 dicembre è un referendum sul futuro del Pd. Se vi vanno bene le cose come sono andate finora, non votate per me, chi vota per me non vota per un candidato ambizioso, ma per un Paese ambizioso".
"Domani non si decide sulle sorti del governo né le sorti personali dei tre candidati. Domani è in gioco l’autonomia della sinistra", ha scandito Gianni Cuperlo. Che ha aggiunto: "La cosa che più mi ha addolorato è che io ho cercato di parlare di futuro, dell’idea di partito e di paese che ho in testa. Della necessità di cambiamento. Ma io continuo ad essere descritto come l’uomo dell’apparato e della continuità. Ma se mi guardo attorno io trovo la continuità nelle ricette di Renzi. Flessibilità nel mercato del lavoro, blairismo, articolo 18, attacco ai sindacati. Cosa è questa se non continuità? Nemmeno il Labour di Milliband parla più di blairismo e parla di diritti e dignità della persona. Il sindaco di New York parla di reddito minimo. Il destino del PD non è la moderazione ma il cambiamento. Serve una grande forza della sinistra".
Pippo Civati invece se la prende con D’Alema: "La battuta che paragona l’Assessore regionale Elena Gentile a un pugile è degna del peggior Berlusconi, questo è un Paese con una grave “questione maschile”, come l’ho definita nel mio documento congressuale, e un commento di questo genere, inaccettabile per un esponente del Partito Democratico, lo dimostra. So che D’Alema sta pensando di candidarsi alle elezioni europee, ma a questo punto che lasci la politica e si ritiri a vita privata". Ma Civati ne ha anche per Renzi: "Nel segreto dell’urna voterà Civati, perché è l’unico che vuole andare a votare. Ma lui non riesce a dirlo: sembra Fonzie quando non riesce a chiedere scusa, visto che gli piace molto il modello".
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