Roma«La scelta Rai di non rendere più disponibile la propria programmazione attraverso la piattaforma satellitare Sky ha costretto tutti i cittadini abbonati Sky, o comunque in possesso di un decoder Sky, per la ricezione in via satellitare della programmazione del servizio pubblico, all'acquisto di un nuovo diverso decoder quale quello Tivusat», con «le conseguenti ricadute negative sul piano dell'attuazione del principio di effettiva universalità della diffusione della programmazione del servizio pubblico» scrive il Tar in una sentenza che complica la vita del Cda Rai appena eletto.
Si tratta, secondo il Tar, di «gravi violazioni degli obblighi di servizio pubblico connesse alla decisione della Rai di impedire la visione integrale senza criptaggi dei propri programmi agli utenti muniti di decoder satellitare Sky». I giudici bocciano insomma la decisione presa dalla Rai di criptare una parte della programmazione generalista in chiaro (Rai1, Rai2 e Rai3) sulla piattaforma di Murdoch, ma di trasmetterli su una nuova piattaforma proprietaria, Tivusat. Scelta approvata dalla Agcom ma contestata, con un ricorso, da Sky. Adesso si prepara un controricorso della Rai alla sentenza del Tar, che però, si legge in una nota di Viale Mazzini, «conferma che la Rai sta applicando correttamente il vigente Contratto di servizio, e che pertanto non ha nessun obbligo di cessione gratuita dei propri canali». La Rai insomma dovrà rispettare il principio di «neutralità tecnologica» violato, secondo il Tar, con l'oscuramento dei suoi canali su Sky. Secondo la sentenza l'obbligo sancito dall'attuale contratto di servizio pubblico di promuovere la piattaforma Tivusat deve essere considerato un aiuto di Stato illegittimo. Esultano gli uomini di Murdoch in Italia: «Con questa sentenza il Tar ha riaffermato un principio di giustizia e di non discriminazione nei confronti degli abbonati Sky - commenta l'ad di Sky Andrea Zappia -, che pur pagando il canone Rai, in questi anni hanno visto purtroppo ingiustamente oscurare programmi sul loro decoder Sky, come è successo di recente anche in occasione degli europei di calcio».
Dunque torneranno i canali generalisti Rai anche su Sky, ma a che condizioni. Secondo Viale Mazzini «resta confermato che la Rai potrà consentire la messa a disposizione della propria programmazione di servizio pubblico a tutte le piattaforme commerciali che ne faranno richiesta nell'ambito di negoziazioni eque, trasparenti e non discriminatorie». In altre parole, ad un prezzo molto diverso da quello che a suo tempo Sky propose alla Rai, cioè 350 milioni per sette anni di diritti tv RaiSat, vale a dire 50 milioni l'anno, cifra considerata inaccettabile dai vertici della Rai.
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