Tutti i gialli richiedono un po' d'impegno e di pazienza, prima di arrivare a scoprire il colpevole. Necessita però la collaborazione dello scrittore o del regista, per sapere se è stato o meno il maggiordomo. Facciamo così. Io prometto di semplificare al massimo una materia complicata e voi mi seguite con un po' di santa pazienza. Garantisco che si tratta di faccenda interessante e intrigante. L'Italia recepisce una normativa europea sulla sperimentazione animale, ma la rende più restrittiva. Il mondo di chi è favorevole agli esperimenti sugli animali non ci sta e scende in campo con tutto il suo esercito per evitare tali restrizioni. Dall'altra parte, oltre agli animalisti si schierano decine medici, veterinari, biologi e laureati in materie scientifiche, contrari a un metodo che si basa sullo studio di ratti e altre cavie per estrapolare poi tali dati sull'uomo. Il potere economico e politico dei primi è tale che il ministro della Salute Lorenzin e quello degli Affari europei Moavero cedono alle lobby e cancellano dieci delle tredici restrizioni di cui sopra. Ne rimangono dunque tre, l'uso di anestesia e terapia del dolore quando l'esperimento provoca sofferenza, l'incentivo a modelli sostitutivi e lo stop ad allevamenti come Green Hill. I cosiddetti «pro test» (favorevoli alla sperimentazione sugli animali) non ci stanno lo stesso: vogliono stravincere, senza fare prigionieri. Ci sono di mezzo un sacco di soldi e di punteggi per fare carriera all'interno di strutture sanitarie e soprattutto università. Nasce un decreto che, senza farla troppo complicata, è ormai alla fine del suo iter e dovrebbe approdare, tra pochi giorni, al Senato per l'approvazione (purtroppo probabile). Il decreto, in pratica, rimanda tutto al 2017, quindi addio restrizioni, di qualunque tipo. Si continua a sperimentare come si fa da decenni. I pro test sono pronti a rispolverare i flute da champagne appena riposti. Ma qui arriviamo al giallo. Il decreto, per essere valido, necessita di un dettaglio che si chiama tecnicamente Air (Analisi dell'Impatto di Regolazione). C'è l'obbligo di udire ufficialmente almeno un'associazione rappresentativa delle parti contrapposte. Ebbene, nel testo, si legge che è stata udita l'Aidaa (Associazione Difesa Animali Ambiente) la quale avrebbe dato addirittura parere favorevole alla proroga. In altri termini si sarebbe schierata con i pro test. Quando Lorenzo Croce, presidente Aidaa, legge il testo rischia l'infarto, così come fuori di testa vanno gli animalisti che accusano l'Aidaa di collaborazionismo. Ne nasce un putiferio. Poche ore e dall'ufficio di Gaetana Ferri (sanità veterinaria e benessere animale) arriva una laconica comunicazione. «Scusate, si è trattato di un mero refuso che correggeremo». Alla faccia del refuso! Ora tutti vogliono giustamente sapere il nome dell'associazione animalista udita, che avrebbe espresso il suo parere favorevole alla proroga, in linea con chi difende l'attuale modello di sperimentazione animale. Si fa avanti un dubbio. E se non fosse stata convocata nessuna associazione? In tal caso, in Senato approderebbe un decreto «taroccato», per non avere rispettato la legge nella sua stesura. Tertium non datur.
Pronta un'interrogazione parlamentare richiesta dalla Lav e una denuncia da parte dell'Aidaa di Croce se non si fa massima chiarezza. D'altronde qui s'impone la massima trasparenza, visto che si tratta di salute umana e benessere animale.
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