Vivisezione vietata E adesso i macachi rischiano la morte

Vivisezione vietata E adesso i macachi rischiano la morte

Presso l'Università di Modena e Reggio Emilia c'è un gruppo di macachi (scimmie antropomorfe) che potremmo definire «tra color che sono sospesi», perché il loro destino è molto precario, soprattutto dopo le nuove leggi che vietano, nel nostro paese, l'allevamento di cani, gatti e primati con finalità di sperimentazione.
La Lav di Modena, nella persona del suo responsabile Yuri Bautta, ci mette al corrente che dal 2005 almeno è in atto, negli stabulari dell'ateneo emiliano, una linea di ricerca su macachi, con esperimenti molto invasivi sul cervello, iniziata dal professor Leonardo Bon, il quale peraltro ha pensato bene di lasciare gli animali in condizioni di promiscuità, in modo che si riproducano. Questo, nelle sue intenzioni, per avere una colonia di scimmie sufficientemente vicina, dal punto di vista fisiologico e comportamentale, a quelle che vivono in condizioni naturali, nelle savane dell'Africa. E su questo non intendo esprimermi, altrimenti rischio la querela per me e per il giornale. Fatto sta che nel 2010, Bautta con l'intermediazione del Comune incontra lo sperimentatore e gli chiede la chiusura della linea di ricerca, offrendo di farsi carico, come Lav, dei primati sopravvissuti. Il professor Bon, che sta per andare in pensione, si mostra interessato. Molte parole, ma pochi fatti. Nel frattempo a Bon subentra un'altra ricercatrice che non intende rispettare quanto promesso dal suo predecessore. Solo dopo molte insistenze, accetta di cedere due macachi. Alla fine esce un solo animale, perché l'altro, a detta dei ricercatori, è deceduto. La faccenda si complica quando i patti verbali e scritti vengono improvvisamente disattesi, nonostante i richiami del Comune. Alla fine esce un documento che impegna lo stabulario a non sostituire il macaco con l'acquisizione di nuovi individui.
Finalmente il 1° agosto 2012 un macaco raggiunge il centro faunistico di Monte Adone a Sasso Marconi dove viene ospitato grazie al finanziamento di un'associazione svizzera (Atra) e del dottor. Tettamanti, noto responsabile del progetto iCare. I ricercatori però si chiudono a riccio, specie quando assurge al pubblico dominio la storia di un laboratorio di vivisezione clandestino, scoperto dalla Lav, al cui titolare, già indagato, l'università di Modena avrebbe affidato le richieste ministeriali per le sperimentazioni. Come dire, Dracula consulente dell'Avis.
Dal 1 novembre 2013 l'università di Modena ha un nuovo rettore, non più ex vivisettore ma, almeno come formazione professionale (è ingegnere) più neutrale sul tema vivisezione. Su richiesta della Lav, l'onorevole Brambilla gli scrive una lettera sollecitando la chiusura della linea di ricerca sui macachi. Nel frattempo la nuova legge sulla vivisezione vieta alle università l'allevamento di primati. L'ateneo modenese però, ha un problema in più: non solo non potrà più allevare primati ai sensi della nuova legge, ma grazie al documento che ha stipulato con la Lav, sotto il patrocinio del Comune, non potrà più acquisire nuovi soggetti. Classica situazione di stallo. La preoccupazione è che, in assenza di controlli, lo stabulario possa sopprimere i primati o, peggio, cederli ad altri laboratori.

Fino a ora la Lav ha mantenuto il riserbo, ma adesso chiede alla pubblica opinione e alle amministrazioni, una degna vecchiaia in pace e lontano dagli orrori delle sonde piantate nei cervelli, per questi nostri «fratelli minori».

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