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Il voto ebraico: è rottura con la sinistra dell'odio

Risultati netti a Milano e all'Ucei: è la reazione dopo la deriva pro Pal di "progressisti" e campo largo. "Non sono gli ebrei che vanno a destra, sono il Pd e gli altri che ci hanno espulso". A Roma vince Sasson. Meghnagi stravince e dice: "Dovranno chiederci scusa"

Il voto ebraico: è rottura con la sinistra dell'odio

La sinistra ebraica? Sconfitta, quasi sparita. Il voto delle Comunità italiane offre questo risultato netto. A Milano ha stravinto Walker Meghnagi, a Roma a sorpresa si è affermata Monica Sasson, ma soprattutto - come mai prima d'ora - è sprofondata la "sinistra" (se di sinistra si può parlare, visti gli umori generali).

Lo strappo era nell'aria. E no, non sono gli ebrei italiani che si sono spostati ideologicamente. "Non sono gli ebrei che vanno a destra, è la sinistra che ha espulso gli ebrei" ha osservato già ieri sera un dirigente, leggendo i dati con il Giornale. E lo conferma il presidente uscente (e confermato) al Riformista, facendo l'esempio delle donne ebree che non sono riuscite a ricordare gli stupri del 7 ottobre: cacciate dal corteo delle "femministe". E vale per tutti i gruppi: Lgbt, dem e altri. Isolati, contestati, demonizzati. "Ho incontrato tanti ebrei di sinistra disgustati dalle posizioni di M5s, Avs e anche del Pd" dice Meghnagi.

È la sinistra che ha tradito gli ebrei. Una sinistra pro Pal e senza ebrei, di fatto. Una sinistra judenfrei - come dice qualcuno - quella è stata la scelta. E questa ora è la reazione: domenica gli ebrei italiani hanno votato, ieri c'è stato lo spoglio, e i risultati non fanno che confermare una clamorosa frattura storica.

Ciò che è accaduto ormai è chiaro: negli ultimi due anni un'escalation di odio è divampata. Nelle piazze, nei movimenti, nell'area antagonista. Un'escalation anti-Israele che la sinistra ufficiale ha tollerato, assecondato e in certi casi incentivato, pensando di cavalcarne l'onda. Anche il Pd lo ha fatto: ha pensato di cavalcare l'onda pro Pal e pro Flotilla, o di farsi trascinare. Per guadagnare consensi, per regolare i conti al suo interno, o perché l'attuale segreteria non riesce a produrre altro. Eppure lo ha fatto, fino al colmo di pochi giorni fa: sconfessare il ddl contro l'antisemitismo firmato da Graziano Delrio, al punto da fare pressioni perché fosse ritirato. Un punto di non ritorno, nero su bianco.

Adesso, le elezioni nel mondo ebraico (Milano e Ucei) hanno confermato un dato clamoroso, che va oltre la cronaca e la contingenza politica: fra la sinistra e gli ebrei si è aperto un solco enorme. I partiti della sinistra lo hanno scavato, e adesso la sinistra ebraica è ridotta al lumicino. Un patrimonio di valori e memorie è stato dilapidato, con buona pace dei talk televisivi che - per esprimere un punto di vista ebraico, ma ostile a Israele - continuano a invitare personaggi (Gad Lerner, Moni Ovadia e altri...) che nel mondo ebraico hanno ormai popolarità pari a zero. "Alcuni di loro, se non avessero queste posizioni non sarebbero considerati. Lerner, Moni Ovadia, Anna Foa, chi rappresentano?" chiedeva una settimana fa in un'intervista al Giornale, il presidente Walker Meghnagi. E ieri Meghnagi è stato confermato a suon di voti, con un margine mai visto negli ultimi anni. Rappresenta sempre di più gli ebrei milanesi.

Certo, le liste non sono politiche e tanto meno fanno riferimento ad aree partitiche. Ma i segnali sono inequivocabili. Le elezioni per la Comunità di Milano hanno decretato la totale marginalità della "sinistra" interna premiando largamente il presidente uscente (che ha denunciato con forza il ritorno dell'antisemitismo e dell'odio anti-Israele, in crescita soprattutto a sinistra). Dopo lo spoglio delle schede, la lista di Meghnagi ("Beyahad-Insieme") si è imposta con 9.576 voti totali contro i 6.446 della lista "Atid". La lista di Meghnagi si è aggiudicata anche 10 seggi su 17 nel Consiglio. Per il rinnovo del Consiglio dell'Unione delle Comunità ebraiche, a Milano (che ha diritto a 10 rappresentanti) sono stati eletti tutti i componenti di Beyahad e di "Milano per l'Unione". Esclusi invece i candidati della terza lista, di "sinistra". Una vittoria inedita nelle proporzioni, quella di Meghnagi, che già lunedì sera ai seggi ha dato il senso di questo risultato: "Noi chiediamo rapporti con la sinistra ma non li vediamo - ha detto ieri - Dove è finito il vecchio Pd? Perché fare opposizione al decreto Delrio? Perché è osteggiato dal Pd e dalla sinistra? A Schlein diciamo che siamo pronti a riceverla per parlare insieme, anche Conte possiamo invitarlo, Bonelli e Fratoianni dovrebbero prima chiedere scusa per quello che hanno detto contro di noi".

Ma pure anche a Roma - che elegge 20 seggi, la Comunità più importante, e una delle più antiche del mondo - la tendenza è apparsa in modo evidente. In testa la lista di Monique Sasson, seguita da Lev Echad di Ruth Dureghello e da Ha Bait di Livia Ottolenghi. "Dor Va Dor", con il 48% dei consensi, ora porta dieci consiglieri in Ucei: oltre a Sasson, anche Victor Fadlun, Emilia Di Veroli, Angelo Sed e altri. "Lev Echad", con oltre il 30% dei voti, avrà sei consiglieri: con Dureghello ci saranno anche Alex Zarfati e Gianluca Pontecorvo (presidente ed esponente di "Progetto Dreyfus") e Ruben Della Rocca.

"Ha Bait", con il 20% dei voti, avrà solo quattro consiglieri. La nuova presidente sarà scelta dal Consiglio, dove hanno un gran peso le piccole Comunità. Ma al di là del nome e degli accordi, quel che è successo non lascia margine a dubbi. E farà discutere.

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