Leggi il settimanale

Woke, femminismo e riforma della giustizia: la lezione di Anna Paola Concia al Pd

L'ex onorevole del Pd ha partecipato a Radio Atreju rivendicando la sua cultura liberale di sinistra: "La sinistra di oggi è eccessivamente dogmatica"

Woke, femminismo e riforma della giustizia: la lezione di Anna Paola Concia al Pd
00:00 00:00

Anna Paola Concia, ex parlamentare del Partito democratico, donna di sinistra e attivista femminista e per i diritti della comunità Lgbt, è stata intervistata da Radio Atreju e ha raccontato come è cambiata la sinistra italiana, ma in generale mondiale, approcciando con pragmatismo a tutti gli argomenti dell'attualità politica. "La sinistra oggi è eccessivamente dogmatica, per cui se non rispondi a quei dogmi sei un po' escluso, ma non riguarda me", ha spiegato l'ex onorevole. "Finisco spesso alla gogna perché le mie dichiarazioni sono un po' diverse, ho un'altra idea della sinistra, e quindi per questo vengo accusata di non essere di sinistra. Mi dicono spesso che sono fascista ma io mi sento una liberale di sinistra", ha proseguito Concia.

Nel suo intervento, l'ex esponente del Pd che oggi ripudia quella sinistra, ha parlato anche dei danni che ha provocato l'estremismo woke in cause che dovrebbero essere, o comunque dovrebbero essere, condivisibili, come il femminismo e la lotta all'omofobia. "L'estremismo woke ha portato le cose all'estremo, faccio alcuni esempio come quello del linguaggio, che chissà perché escludeva sempre le donne. Per poter includere si includeva: tipo che le donne non potevano essere più chiamate donne ma persone con utero, persone con mestruazioni: io non sono una persona con mestruazioni, sono una donna. Questo perché bisognava includere le persone trans", ha spiegato Concia, che nella sua vita ha condotto tante battaglie per la comunità lgbt. "Questo è estremismo, non più battaglia", ha commentato. Concia, inoltre, da tempo critica l'inclusione delle persone trans negli sport femminili, una battaglia che considera "un boomerang feroce" e ammette che lei stessa, da sportiva, non ci avrebbe gareggiato perché "non è giusto". In Italia, prosegue Concia, l'ultima volta che si è avuta una legge lgbt "è stato il 2017, quella sulle unioni civili. Da quel momento non si è più vinta nessuna battaglia. Si è provato con il ddl Zan, in quel modo che io avevo detto che non sarebbe passato", eppure, ha sottolineato, "la sinistra ha governato".

Nel 2021, ha aggiunto Concia, "sapevo benissimo che questa legge non sarebbe passata nemmeno dentro il Pd, mi sono permessa di dirlo e c'è stato il massacro" perché, dice, "pacatamente mi ero permessa di dire: guarda Zan, prova a togliere questo e a mettere questo. Avevo fatto la relatrice, sapevo come funziona. Dev'essere una maggioranza condivisa. E infatti la legge non è passata". È successo, ha proseguito, "che il Pd si è voluto intestare la sconfitta che era più utile a livello elettorale e la destra è stata ben felice di non votare una legge che non aveva proposto, soprattutto così dove non c'era stata alcuna possibilità di mediazione". L'ex onorevole ha anche criticato l'impostazione "femminista" del Pd, che ha una matrice completamente diversa da quanto accade nel centrodestra. "È indiscutibile che il tetto di cristallo l'ha rotto Giorgia Meloni: io sono stata contenta, perché ho visto cosa ha significato Angela Merkel in Germania per le nuove generazioni. Le bambine, le ragazze, nella vita pensano di fare qualunque cosa: è indiscutibile che Meloni abbia rotto il tetto di cristallo. Non è una femminista che piace alle femministe di sinistra? Bene. Io penso che ci sia qualcosa di femminista in lei, magari che non condivido, ma c'è. Non a caso le battaglie femministe hanno fatto in modo che si sia aperta la strada perché una donna a destra sia diventata presidente del Consiglio", è il ragionamento di Concia.

L'ex onorevole ha fatto un passaggio anche sulla riforma della Giustizia, in particolare sulla separazione delle carriere, per la quale si dice "da sempre favorevole". Concia ha aderito al comitato del sì "sono una delle fondatrici per la fondazione Einaudi, perché io sono per una giustizia con equilibrio nel processo, per una cultura garantista da sempre.

E la mia cultura garantista e legata al giusto processo è sempre stata così: quando il centrodestra ha approvato la legge e ha deciso di promuovere il referendum, io ho deciso serenamente che avrei votato sì e che avrei dato una mano". A sinistra, ha sottolineato, "questa cultura è sempre esistita e io sono rimasta così".

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica