Le zarine dello shopping con la sindrome da outlet

Nel weekend arrivano da noi e danno l'assalto ai grandi centri commerciali Nel 2012 erano 650mila, quest'anno il doppio. Un business da 200 milioni

Le zarine dello shopping con la sindrome da outlet

Proprio in questi giorni il festival di Jurmala, in Lettonia, ospita il suo famoso festival musicale che è ambitissimo tra il pubblico russo; è un po' la nostra Sanremo, artisti famosi, biglietti costosi, luogo di vanitose esibizioni. Nelle grandi città russe - Mosca e San Pietroburgo in primo luogo - chi se lo può permettere ha inaugurato una nuova tendenza: prima di raggiungere Jurmala passa da Milano (si allunga un po', ma non importa) e qui compra i vestiti giusti per le serate in teatro. Milano, come ormai tutti sanno, è la capitale, la meta d'eccellenza dello shopping russo e vale bene una deviazione. Ma non c'è solo il lusso, che fa colpo ma resta in minoranza. C'è anche lo shopping più popolare, sempre più organizzato. Funziona così: per buona parte dell'anno il giovedì partono da Mosca e da San Pietroburgo voli charter (cioè privati) con rientro la domenica. La destinazione è Milano dove i turisti russi visitano il centro, per poi essere accompagnati, in torpedone, negli outlet più famosi, a cominciare da Mendrisio e a Serravalle Scrivia (Alessandria). Gli acquisti si concentrano sempre sull'abbigliamento: vestiti, scarpe, borse, accessori, che devono recare il talloncino «made in Italy», altrimenti non ha senso venire fin qui. Si comprano anche cibi italiani di alto livello - tartufo, formaggi, olio, vini - da consumare in patria.
Il turismo russo è in forte crescita. Lo conferma un'indagine condotta da Universal travel services, società fondata nel 2007 a Milano da Marina Timofeeva e specializzata in questo settore. La stima per il 2013 è, all'incirca, di 1 milione di presenze russe in Italia: un aumento esponenziale se si pensa che nel 2009 erano 315mila e che nel 2012, lo scorso anno, sono stati 650 mila. Le ragioni stanno soprattutto nel fatto che i russi che viaggiano all'estero registrano una crescita del 15% all'anno (ora sono circa 15 milioni) e che l'Italia riesce ad essere molto attraente: piacciono soprattutto i prodotti e lo stile di vita. Quello però che non ci si aspetta, anche perché non fa parte dei luoghi comuni, è che negli ultimi anni, non più di tre, al turismo d'alta gamma si è aggiunto il turismo religioso, con pellegrinaggi che hanno per mete soprattutto Bari, Roma, Montecassino, Assisi. Vivissima è la venerazione per San Nicola, patrono della città pugliese, che attira molte visite devote; va ricordato che i santi riconosciuti dai cristiano-ortodossi sono più o meno gli stessi dei cattolici.
Si può capire dunque come anche tra i turisti russi ci siano fasce più popolari e altre, al contrario, molto facoltose: queste ultime vengono stimate intorno al 7-8% dei flussi complessivi. Sono i ricchi quelli che girano per le città e per gli aeroporti con i sacchetti delle grandi firme italiane, sfoggiando, attraverso le confezioni, capacità di spesa che pochi altri hanno (o hanno con più discrezione). È questa fascia ristretta che scende solo in alberghi a 5 stelle, che pretende il servizio 24 ore (ostriche e champagne, il più trito dei luoghi comuni, devono essere disponibili anche alle 3 del mattino, se richiesto), che vuole l'autista a disposizione giorno e notte. I più ricchi non vanno nemmeno nei negozi: chiedono che una persona specializzata faccia per loro una selezione e che poi scelte e acquisti avvengano nella camera d'albergo, una specie di show room privato.
Tutti si chiedono: ma i russi quanto spendono? La media elaborata da Universal travel services su dati Istat e Ufficio italiano cambi risulta essere di 200 euro a persona, per i soli servizi turistici (se un petroliere russo acquista un Rolex sul Ponte vecchio a Firenze, è chiaro che sfugge alle medie); in quella cifra sono compresi albergo, ristorante, non è compreso il biglietto aereo.

La cifra viene confermata anche da Alberto Corti, responsabile turismo della Confcommercio, ed è comunque all'incirca il doppio di quanto spendono i turisti delle altre principali nazionalità. Del resto, 200 euro moltiplicato per 1 milione significa che l'apporto dei turisti russi al sistema italiano del turismo è di 200 milioni.

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