Proprio in questi giorni il festival di Jurmala, in Lettonia, ospita il suo famoso festival musicale che è ambitissimo tra il pubblico russo; è un po' la nostra Sanremo, artisti famosi, biglietti costosi, luogo di vanitose esibizioni. Nelle grandi città russe - Mosca e San Pietroburgo in primo luogo - chi se lo può permettere ha inaugurato una nuova tendenza: prima di raggiungere Jurmala passa da Milano (si allunga un po', ma non importa) e qui compra i vestiti giusti per le serate in teatro. Milano, come ormai tutti sanno, è la capitale, la meta d'eccellenza dello shopping russo e vale bene una deviazione. Ma non c'è solo il lusso, che fa colpo ma resta in minoranza. C'è anche lo shopping più popolare, sempre più organizzato. Funziona così: per buona parte dell'anno il giovedì partono da Mosca e da San Pietroburgo voli charter (cioè privati) con rientro la domenica. La destinazione è Milano dove i turisti russi visitano il centro, per poi essere accompagnati, in torpedone, negli outlet più famosi, a cominciare da Mendrisio e a Serravalle Scrivia (Alessandria). Gli acquisti si concentrano sempre sull'abbigliamento: vestiti, scarpe, borse, accessori, che devono recare il talloncino «made in Italy», altrimenti non ha senso venire fin qui. Si comprano anche cibi italiani di alto livello - tartufo, formaggi, olio, vini - da consumare in patria.
Il turismo russo è in forte crescita. Lo conferma un'indagine condotta da Universal travel services, società fondata nel 2007 a Milano da Marina Timofeeva e specializzata in questo settore. La stima per il 2013 è, all'incirca, di 1 milione di presenze russe in Italia: un aumento esponenziale se si pensa che nel 2009 erano 315mila e che nel 2012, lo scorso anno, sono stati 650 mila. Le ragioni stanno soprattutto nel fatto che i russi che viaggiano all'estero registrano una crescita del 15% all'anno (ora sono circa 15 milioni) e che l'Italia riesce ad essere molto attraente: piacciono soprattutto i prodotti e lo stile di vita. Quello però che non ci si aspetta, anche perché non fa parte dei luoghi comuni, è che negli ultimi anni, non più di tre, al turismo d'alta gamma si è aggiunto il turismo religioso, con pellegrinaggi che hanno per mete soprattutto Bari, Roma, Montecassino, Assisi. Vivissima è la venerazione per San Nicola, patrono della città pugliese, che attira molte visite devote; va ricordato che i santi riconosciuti dai cristiano-ortodossi sono più o meno gli stessi dei cattolici.
Si può capire dunque come anche tra i turisti russi ci siano fasce più popolari e altre, al contrario, molto facoltose: queste ultime vengono stimate intorno al 7-8% dei flussi complessivi. Sono i ricchi quelli che girano per le città e per gli aeroporti con i sacchetti delle grandi firme italiane, sfoggiando, attraverso le confezioni, capacità di spesa che pochi altri hanno (o hanno con più discrezione). È questa fascia ristretta che scende solo in alberghi a 5 stelle, che pretende il servizio 24 ore (ostriche e champagne, il più trito dei luoghi comuni, devono essere disponibili anche alle 3 del mattino, se richiesto), che vuole l'autista a disposizione giorno e notte. I più ricchi non vanno nemmeno nei negozi: chiedono che una persona specializzata faccia per loro una selezione e che poi scelte e acquisti avvengano nella camera d'albergo, una specie di show room privato.
Tutti si chiedono: ma i russi quanto spendono? La media elaborata da Universal travel services su dati Istat e Ufficio italiano cambi risulta essere di 200 euro a persona, per i soli servizi turistici (se un petroliere russo acquista un Rolex sul Ponte vecchio a Firenze, è chiaro che sfugge alle medie); in quella cifra sono compresi albergo, ristorante, non è compreso il biglietto aereo.
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