da Parma
Il destino talvolta è maligno. Persino nelle coincidenze. Paolo Onofri non ha ancora finito di piangere sulla lapide dietro la quale da domenica riposa Tommy, questo suo bimbo rapito e ucciso senza una logica. Eppure, nello strazio del dolore, lex direttore delle Poste (tuttora indagato per pedopornografia), deve subire lennesima prova. Quella degli interrogatori. Intrecci perversi. Lui arriva nel palazzo di giustizia bolognese intorno alle quattro e quasi incrocia Anna Maria Franzoni col marito Stefano Lorenzi. Tutti qua, nel tribunale di piazza Trento e Trieste, i protagonisti di due storie che sconvolgono lItalia. I genitori di Samuele, anche lui morto ammazzato di quattro anni fa, dovevano testimoniare su una vicenda minore.
Paolo Onofri, invece, nello strazio della sua tragedia, è accompagnato dalla fida amica e avvocatessa Claudia Pezzoni. «Siamo pronti a rispondere a ogni domanda», anticipa secca. Quando esce dopo oltre due ore di domande serrate dei magistrati, ha ancora meno voglia di sorridere. Il padre, stavolta, di Tommy non parla. È scuro in volto. Lo fa lei: «È andata tranquillamente. Paolo Onofri ha risposto ai magistrati. Noi siamo tranquilli e sempre a disposizione della Procura per ogni chiarimento che ci venga domandato. Vogliamo solo la verità quindi facciamo in modo, e speriamo, che i magistrati arrivino a chiarire tutto. Onofri è stato sentito per chiarire cose già dette, ed è ovvio che le indagini stiano approfondendo gli argomenti». Alla domanda se tra gli argomenti ci sia stato anche quello di un'ipotesi di riciclaggio, lavvocato risponde algida: «Chiedetelo a chi ne parla». Perchè non fate un appello a Mario Alessi, il principale indiziato per l'omicidio del piccolo Tommy, perchè dica tutto?».
Sintetizza così, lei, il lungo colloquio con il procuratore aggiunto Silverio Piro e il pm di Parma Pietro Errede. Quando escono i due tengono le bocche cucite. Come del resto hanno fatto dal primo giorno di questa storiaccia che attende ancora di veder scritto lultimo capitolo.
Non è finita, manca la verità, quella vera, e forse qualche altro arresto. Le indagini proseguono, dunque. Oltre a Pasquale Barbera, il capomastro nei lavori di ristrutturazione a Casalbaroncolo, accusato di favoreggiamento, si cercano possibili complici di Alessi e Raimondi. Anche a quelli «mancati», ovvero le persone che non vollero partecipare al sequestro ma nemmeno denunciarono dopo ciò che sapevano. Ci sarebbero tre-quattro persone nel mirino degli investigatori, uno soprattutto un amico di Salvatore Raimondi di cui non viene rivelata lidentità.
Agli investigatori non convince nemmeno quella strana storia di riciclaggio che si dipana verso San Marino. Lha raccontata Barbera. Un affare che gli avrebbe proposto Alessi e in cui, secondo lui, entrò versando 6mila euro lo stesso Onofri. Che però nega. Ad attirare l'attenzione dei pm fu una telefonata intercettata nelle scorse settimane, subito dopo il sequestro, tra il capomastro e Alessi: «Quando andiamo a San Marino? chiedeva Barbera. E il bambino come sta?». Agli inquirenti gelò il sangue nelle vene: ma quel bimbo di cui parlava il capomastro, molto probabilmente, non era Tommaso, ma il figlio di Alessi, Giuseppe, cardiopatico.
Nel frattempo i pm della Dda di Bologna hanno inviato una relazione alla Procura per i minori.
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