Intesa macina utili e conferma gli obiettivi

Intesa macina utili e conferma gli obiettivi

da Milano

Malgrado le difficoltà che sferzano i mercati internazionali, Intesa Sanpaolo conferma tutti gli obiettivi del piano industriale e mette allo studio «acquisizioni mirate» sia nell’Europa Centro-orientale sia nel bacino del Mediterraneo. L’amministratore delegato Corrado Passera rassicura la comunità finanziaria sul percorso di sviluppo della superbanca da qui al 2009. Inclusi i 7 miliardi di profitti attesi a fine periodo e la prospettiva di staccare ripetuti super-dividendi. Così da restituire, una volta completati i progetti di shopping, tutto il capitale in eccesso (6% il vincolo posto al Core Tier 1).
Promesse che pesano più dell’iniziale smarrimento degli analisti davanti ai risultati del 2007 approvati ieri da Ca’ de Sass. Era il primo bilancio dopo la fusione tra Milano e Torino, la superbanca, aiutata dalle plusvalenze registrate dalla cessione di Cariparma e Friuladria al Credit Agricole, ha centrato 7,2 miliardi di utili rispetto ai 4,7 miliardi proforma di dodici mesi prima. Ma è rimasta sotto la barra posizionata dagli analisti a quota 8,3 miliardi. Intesa «è in ottima forma e meno condizionata di altre banche alla turbolenza dei mercati», ha scandito Passera fugando ogni dubbio su un possibile disimpegno: «Resterò qua, se ci sono voci che vado via, non sono vere». Il clima in sala muta, gli ordini di vendita che nella prima parte della seduta avevano depresso il titolo in Piazza Affari fino al 6% (ai minimi da un anno a 3,96 euro) si trasformano in acquisti: in chiusura Intesa balza del 2,2% tra scambi intensi, a dispetto della decisione di Morgan Stanley di abbassare la propria pagella. Rientra anche la delusione per l’andamento del quarto trimestre: quando complice 724 milioni di imposte e gli oneri di integrazione, l’utile si è più che dimezzato a 395 milioni. «Siamo fiduciosi e in ottima forma», prosegue Passera, convinto che Intesa sarà colpita meno di altre dalla bufera dei subprime: al punto che il gruppo a fronte di una esposizione da 73 milioni è già coperta per 122 milioni, con un «surplus» potenziale di 49 milioni.
Il clima è molto distante rispetto al fosco messaggio inviato una settimana prima da Londra dai «concorrenti» di Unicredit. Pur ribadendo che il laccio con i mutui Usa è esile, Profumo aveva alzato le braccia davanti agli obiettivi del piano industriale, su cui pesa l’incerto andamento dell’investment banking. Meglio essere «prudenti che stupidi», aveva detto Profumo. Passera invece ha mantenuto la barra a dritta, ha elencato i volani su cui poggia lo sviluppo di Intesa e ha incassato il placet di Piazza Affari. A dimostrazione di come, il virus subprime abbia reso i nervi del mercato ancora più sensibili alle emozioni.
In ogni caso Intesa Sanpaolo ha chiuso il 2007 con profitti operativi per 18 miliardi (più 0,5%) e oneri in calo del 3,7% a 9,2 miliardi (6,5% il Tier One): ai soci andrà un dividendo di 0,38 euro per azione (0,391 le risparmio) per un assegno complessivo da oltre 4,8 miliardi.
Quanto ancora allo shopping al momento non ci sono dossier aperti ma la strategia prevede operazioni mirate in Est Europa, dove sono possibili acquisizioni di filiali se a buon prezzo, e l’area del Mediterraneo. Il gruppo intende inoltre rafforzare la presa sul risparmio gestito ma preferisce aspettare che i mercati si stabilizzino.

In questo caso il target sono società «piccole, non grosse», ha concluso Passera precisando che «non c’è nulla» quanto al ventilato asse con la svizzera Gam, la divisione hedge fund di Julius Baer. Per finanziarsi Intesa potrebbe cedere alcune attività non strategiche.

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