Roma Piacerà a Napolitano, piacerà a Fini. Il lodo Alfano torna al vecchio testo sui due punti critici: automaticità nella sospensione dei processi e non reiterabilità dello scudo.
Il testo sarà modificato in Senato, dopo le critiche del Fli e le osservazioni del Quirinale, in modo da svelenire il clima, da ritrovare l’unità nel Pdl e da allontanare fantasmi di crisi.
Dopo una riunione di presidenza e una della Commissione Affari costituzionali il presidente e relatore del ddl, Carlo Vizzini, annuncia nell’aula di Palazzo Madama che si riaprono fino a giovedì pomeriggio i termini per presentare nuovi emendamenti e che martedì si riprenderà la discussione.
È stata bocciata la proposta del Pd di sospendere i lavori della Commissione, ma il leader Pierluigi Bersani insiste: «Il lodo è una legge aberrante. Togliamola di mezzo».
Vizzini, invece, parla di una necessaria «pausa di riflessione», lunga una settimana. E Federico Bricolo della Lega sostiene che «allungare i tempi del dibattito servirà a fare chiarezza e ad evitare inutili polemiche».
Niente fretta, insomma, anche perché non è affatto detto che una prima approvazione del lodo costituzionale da parte di un ramo del parlamento comporti una sospensione del giudizio della Corte costituzionale sul legittimo impedimento, previsto per il 14 dicembre. Precedenti non ce ne sono, visto che si tratta di due norme diverse, anche se riguardano la stessa materia.
A questo punto, bisognerà vedere come saranno formulati gli emendamenti. Maurizio Saia del Fli annuncia il suo sulla non reiterabilità del lodo e la presidente della commissione Giustizia della Camera, Giulia Bongiorno, valuta «estremamente positiva» l’apertura del ministro del Guardasigilli Angelino Alfano su questo punto.
Nel vecchio lodo era prevista la reiterabilità della protezione per le alte cariche dello Stato solo nell’ambito della stessa legislatura e non in caso di cambio di funzione. Ma, osserva Vizzini, «allora si era nel 2008, all’inizio della legislatura, mentre ora manca circa un anno alla scadenza».
Che fare? Un’ipotesi sarebbe quella di far partire lo scudo dalla prossima legislatura. «Sarebbe una sciocchezza», fa notare Vizzini. Perché intanto la copertura del legittimo impedimento verrebbe a cadere: a ottobre, se prima non arriva la bocciatura della Consulta.
Nel Pdl si sta così ragionando sulla possibilità di correggere il lodo con una sospensione dei processi che copra sia questo scorcio di legislatura che tutta la nuova.
Quanto al voto del parlamento per far scattare il blocco temporaneo dei processi e della prescrizione, criticato dal Quirinale, si potrebbe eliminare sia per Capo dello Stato che premier, tornando all’automaticità prevista nel primo lodo Alfano. Ieri la lettera di Giorgio Napolitano è stata letta in Commissione e se n’è preso atto, senza aprire un dibattito.
L’Udc apprezza la riapertura dei termini per gli emendamenti e Giampiero D’Alia presenterà degli emendamenti per escludere dallo scudo giudiziario il presidente della Repubblica. Il leader Pier Ferdinando Casini si esprime contro la reiterabilità, ma spiega: «Se si vuole contribuire a rendere più sereno il rapporto giudici-politici, il lodo può essere una soluzione, il male minore».
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