Intesa, soci in manovra: Torino scalpita

da Milano

Intorno a Intesa Sanpaolo ripartono le grandi manovre. Gli equilibri del 2006, frutto dell’aggregazione tra Milano e Torino sono a metà percorso: scadranno con il bilancio 2009. E di qui ad allora possono succedere molte cose. Ma il sasso l’ha già lanciato, in un’intervista alla Stampa, Enrico Salza, presidente del consiglio di gestione di Intesa, candidando la Compagnia di Sanpaolo all’acquisto di un ulteriore 3,5% del capitale della banca dal Crédit Agricole. Con una mossa del genere la Compagnia torinese consoliderebbe il primato tra i soci della banca, passando da poco meno dell’8, fino all’11,5%, portandosi quasi al triplo della seconda fondazione forte, la Cariplo, che ha il 4,7%. E l’ente milanese non è interessato a crescere: «Il dossier delle quote Agricole non è in istruttoria alla Fondazione», ha detto ieri il presidente Cariplo Giuseppe Guzzetti.
L’idea di Salza è invece piaciuta alla Compagnia. Tanto che l’ente ha ieri colto l’occasione per sottolineare l’impossibilità di agire a causa del ricorso pendente al Tar. La Compagnia «ha preso atto con preoccupazione della perdurante situazione di stallo verificatasi, per condizioni indipendenti dalla propria volontà, nel processo di rinnovo degli organi della fondazione», e lo ha scritto in una nota. Si tratta del ricorso presentato dal consigliere in scadenza Luigi Terzoli, che ha contestato la designazione, da parte della Regione, di Giuseppina De Sanctis, chiedendo al Tar l’annullamento. Il Tribunale ha sospeso le nomine, rinviando la sentenza di merito. Ma nel frattempo il consiglio di gestione dell’ente, scaduto, non può fare altro che l’ordinaria amministrazione. Dunque non può acquistare il 3,5% del Crédit Agricole, che vale 1,9 miliardi. La Compagnia preme per una decisione veloce del Tar, anche per «evitare possibili danni».
Il punto è che Salza, ex presidente del Sanpaolo, è alle prese con una Torino che in certi ambienti lo ritiene responsabile del ruolo secondario che la banca ha riservato al Sanpaolo rispetto a Intesa. Per questo il sindaco Pd Chiamparino è riuscito a far passare la candidatura di Angelo Benessia al vertice della Compagnia, per far pesare di più la voce del primo azionista. Mentre Salza aveva puntato su Gustavo Zagrebelsky, personalità tra l’altro gradita pure al presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa, Giovanni Bazoli. A compensare la sconfitta dovrebbe arrivare alla vicepresidenza proprio la De Sanctis, considerata vicina a Salza, ma contestata dal ricorso di Terzoli al Tar. Salza sa che in questa partita si gioca molto, a cominciare dalla riconferma al vertice del consiglio di gestione del 2010, che con una Compagnia «ostile» diventa impresa ostica. In questa chiave ha colto il momento difficile dell’Agricole per farsi lui stesso portatore dell’idea di una Compagnia di San Paolo più forte in Intesa. Bisognerà ora vedere se per Salza è troppo tardi per recuperare.

E pure in quale misura l’eventuale crescita della Compagnia possa dare fastidio ad alti soci: le fondazioni azioniste di Intesa non hanno mai concluso un accordo parasociale per evitare di far nascere un gruppo di potere troppo pesante. Difficile pensare che abbiano cambiato idea.
Intanto Intesa manda in Borsa la sua divisione immobiliare, Immit. Un’operazione da 1-1,1 miliardi che potrebbe andare in porto entro metà giugno.

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