«Invasione dalla Romania Un patto con la Ue per bloccare i criminali»

Intervista al sottosegretario agli Interni Mantovano: «Da quel Paese arrivano molte persone interessate soltanto a delinquere. Avanti con le identificazioni»

da Roma

L’aggressione ai due turisti olandesi nell’estrema periferia romana riaccende la polemica sulla sicurezza e i timori dei cittadini. Quando fu assassinata Giovanna Reggiani a Tor di Quinto al governo c’era Romano Prodi e il sindaco di Roma era Walter Veltroni, oggi leader del Partito democratico. Adesso a Palazzo Chigi è insediato un governo di centrodestra che ha fatto del contrasto alla criminalità il proprio vessillo in campagna elettorale. In Campidoglio siede Gianni Alemanno, Alleanza nazionale. Al Viminale ci sono Roberto Maroni della Lega e Alfredo Mantovano (An), sottosegretario con delega proprio sulla sicurezza.

Sottosegretario Mantovano chi vi ha votato lo ha fatto per non sentire più parlare di aggressioni e violenze. Ora si sta chiedendo perché nulla sembra essere cambiato.

«Ci vuole più tempo. Abbiamo reso immediatamente operativo il decreto sulla sicurezza, che ha prodotto ottimi risultati. Le disposizioni sui comunitari invece sono ancora al vaglio dell’Unione europea. Disposizioni che oltretutto sono sottoposte ai continui attacchi di personaggi dell’opposizione che presentano i nostri provvedimenti in modo distorto, accusandoci di razzismo, pur di fare polemica. E adesso attaccano Alemanno perché non fa abbastanza. Una contraddizione politica evidente. Poi c’è il ddl, il provvedimento complessivo, che sarà approvato entro l’anno. Intanto stiamo cercando progressivamente di coprire i vuoti in organico delle forze dell’ordine».

Alemanno è inevitabilmente finito nel mirino dell’opposizione che gli rimprovera di aver prodotto soltanto chiacchiere.

«Lo trovo davvero singolare. Hanno promosso l’indulto, hanno disarticolato il sistema di contrasto per arginare gli ingressi clandestini. Si sono scagliati contro le iniziative che riguardano controlli e possibilità di espulsione per i comunitari. Non hanno usato un centesimo dell’extragettito per la sicurezza. E adesso pretendono che in tre mesi risolviamo il disastro che hanno combinato?».

È d’accordo con l’idea di prolungare l’impiego dell’esercito nelle città?

«I soldati sono arrivati il 4 agosto ed è già previsto che il loro impiego possa essere prolungato oltre i sei mesi. E così sarà. Ma 3.000 soldati non bastano per coprire una carenza di 25.000 unità tra le forze dell’ordine.Entro l’anno arriveranno altre 2.000 unità. Si tratta di vincitori di un concorso indetto da noi e i cui risultati sono poi stati congelati dal governo Prodi».

Il più giovane degli aggressori ha una storia emblematica. Espulso, poi arrestato per non aver rispettato l’ordine di espulsione ed accompagnato al confine è rientrato in Italia quando la Romania è entrata a far parte della Ue. Quanti di questi criminali sono in Italia e come si fa a fermarli?

«Sono due le questioni da affrontare. Dobbiamo finalmente rendere effettiva la pena con un’azione riformatrice non forcaiola ma che non conceda scappatoie. Poi c’è la questione della direttiva sulla libera circolazione delle persone, entrata in vigore nel 2004 prima che la Romania facesse parte della Ue. È un fatto innegabile e non un atteggiamento razzista dire che da quel paese arrivano, soprattutto qui in Italia, molti malintenzionati che non hanno alcun interesse a manifestare la loro presenza. Dobbiamo trovare in accordo con la Ue il modo di individuarli e bloccarli. E ricordo che su questo fronte le polemiche assurde sollevate dall’opposizione contro di noi, basti pensare a quella sull’emergenza nomadi, certamente non ci aiutano a ottenere il consenso europeo».



E il censimento dei campi nomadi, l’espulsione di tutti i clandestini, il rispetto dell’obbligo scolastico per i minori?

«I primi di settembre verificheremo i risultati ottenuti e decideremo come procedere. Comunque l’identificazione certa deve esserci per tutti».

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