Cronaca locale

«Io amministratrice costretta a vivere sotto scorta»

Le immagini dell’ultima aggressione sono lì davanti ai suoi occhi: una donna che le viene incontro dalla strada, prima le lancia delle pietre e poi le si scaglia addosso con violenza. È tutto registrato dalle telecamere a circuito chiuso, una copia nel computer e un’altra consegnata alle forze dell’ordine. «Ma perché io dovrei continuare a sopportare tutto questo?». In via Cavezzali 11 è Isabella la responsabile dei 193 appartamenti di questo palazzo, un tempo conosciuto come il fortino della droga, dello spaccio e dei trans. Lei è quella che gira per i corridoi dello stabile cercando di far rispettare le regole. Che segnala alla polizia la presenza di abusivi o di delinquenti. Che ci ha messo tutta l’anima per cercare di togliere a questo posto quella dannata etichetta che lo dipingeva come il condominio del degrado. «Ma guardi come l’abbiamo ripulito ora. Qui ci vive gente per bene e abbiamo fatto miracoli per risistemarlo». E però, in questo piccolo paese di 400 anime, italiani e stranieri, c’è qualcuno che non vuole lasciarla in pace. L’ultima minaccia è arrivata per lettera l’8 luglio scorso da un marocchino, finito in manette per una rapina. Una scritta sul bordo del foglio bianco che dice «Ti raccomando» e alla fine l’avvertimento: «La prossima volta ti rovino io e vinco io». Sono mesi che Isabella gira con due bestioni che le coprono le spalle, dei body guard o come li si voglia chiamare. E va bene, sono per la sicurezza dell’intero palazzo e a spese dell’amministrazione. Però non la mollano nemmeno di un centimetro, solo quando va a letto la sera.
«Due settimane fa mi hanno buttato nella macchina dell’alcol. Bastava una scintilla per farmi saltare in aria. Loro ce l’hanno con me, non con chi vive qui dentro». Un metro e cinquanta di altezza o poco più avvolto in un tubino bianco, elegantissimo, Isabella ha un coraggio da leoni a stare qui dentro. All’inizio di agosto, quando ha fatto il suo giro per le scale, ha trovato dei coltelli nascosti dietro gli idranti. «Io ho fatto denunce e tutto quello che potevo. Ma la polizia dice che bisogna aspettare i tempi della legge. E invece basterebbe che accelerassero le procedure per mandare via queste persone». Che alla fine sono soltanto quattro e però le divorano la serenità e il patrimonio. «Devo pagare 15mila euro per rimettere a posto gli ascensori. Per ripicca, una ragazza marocchina ha sfasciato l’appartamento in cui viveva. Completamente distrutto». Ci vorranno almeno 10mila euro per sistemare il bagno incendiato, la porta blindata sfondata, la cucina e gli elettrodomestici. Se l’è vista arrivare qualche giorno fa accompagnata dalla polizia, mentre sventolava un contratto. «Questo è quello che le hanno permesso di fare. Dicevano che la marocchina era intestataria di un contratto. Falso chiaramente. Non ha mai rispettato le clausole di affitto, oltre a portarsi in casa i clienti...».
Isabella si sistema i capelli biondi, sorride e ripete ancora una volta: «Questo palazzo ha cambiato faccia. La zona pure, ci sono appartamenti pronti per gli universitari. Manca solo un altro passo, piccolissimo...

E io non ho nessuna intenzione di mollare».

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