«Io capocosca? Andrò in ferie con Riina»

nostro inviato a Bari

Nemmeno il solleone che incombe su Bari e l’aria da vacanze estive che ha svuotato il capoluogo pugliese mandano in ferie l’inchiesta barese sulla Sanità, ormai allargata a un sistema di presunti intrecci tra politici, imprenditori e criminalità organizzata. Ultimo filone in ordine di tempo a finire sotto la lente d’ingrandimento del pm barese Desirèe Digeronimo (che indaga già su appalti, nomine dei direttori generali delle Asl, concorsi per i primari e accreditamento delle cliniche private) è l’edilizia sanitaria. Più precisamente, i lavori di adeguamento dell’ex ospedale «Cotugno», indicato dall’amministrazione regionale come sede definitiva del polo oncologico «Giovanni Paolo II», un centro d’eccellenza per la ricerca e cura dei tumori.
L’iter per la realizzazione della nuova sede, infatti, secondo gli inquirenti, sarebbe viziato da presunte irregolarità, connesse sia ai lavori di conversione della struttura (che risale al 1939) che alle spese per l’acquisto di apparecchiature. L’ospedale oggetto degli accertamenti del magistrato della Dda di Bari è al centro di una querelle che dura da ventiquattro anni, quelli durante i quali ha atteso una sede definitiva. Sono diciannove solo quelli trascorsi dall’istituto oncologico di Bari come ospite nella sede «temporanea» (si fa per dire) della Mater Dei, una clinica privata a cui la Regione paga l’affitto per i locali, ogni anno da allora: cento miliardi l’anno per il primo lustro, cifra poi ridimensionata: nel 2006 il canone era di 16 milioni secondo il Sole 24 Ore, ora si aggira sui 6,5 milioni di euro l’anno.
L’11 marzo del 2004 erano stati il predecessore di Nichi Vendola, Raffaele Fitto, e l’allora ministro della Salute, Girolamo Sirchia, a firmare la designazione ufficiale del «Cotugno» come nuova sede dell’Irccs Giovanni Paolo II. Cinque anni fa la stima dei finanziamenti necessari a completare i lavori di adeguamento (cominciati nel 1997) era di 18 milioni di euro. Quest’anno, in teoria, la nuova sede dovrebbe essere finalmente inaugurata dopo molti rinvii. A novembre del 2007 proprio il governatore Vendola andò in visita al cantiere, accompagnato da due protagonisti dell’inchiesta della Digeronimo, ora entrambi indagati: l’assessore alla Sanità Alberto Tedesco e il direttore della Asl Bari Lea Cosentino. La promessa del presidente e del suo ex assessore era di tagliare il nastro entro il 2008, ma i tempi sono slittati, tanto che pure la scadenza di maggio 2009 è trascorsa invano, e l’ultima data chiave è quella di dicembre prossimo.
È di pochi mesi fa l’ultima polemica, allora solo politica: a marzo, poco dopo le dimissioni di Tedesco, un consigliere regionale di Forza Italia, Massimo Cassano, a margine di un sopralluogo sul cantiere chiese conto dei ritardi al governatore, rimarcando in particolare come le gare per la fornitura delle strumentazioni fossero ancora aperte. Ora la procura cercherà di vederci più chiaro, tra acquisizione di documenti e interrogatori al quarto piano del palazzo di via Nazariantz.
Intanto il fine settimana è l’occasione per un po’ di repliche politiche al tifone giudiziario che soffia sul Pd. Pierfelice Zazzera, coordinatore pugliese dell’Idv, dopo aver attaccato Vendola punta il dito contro il sindaco Michele Emiliano, imputandogli, «se la tesi accusatoria del pm Digeronimo dovesse trovar riscontro nei fatti», la responsabilità politica per aver «portato» al Senato Alberto Tedesco, che avrebbe per la procura un «ruolo di vertice in un’organizzazione criminale, radicatasi all’interno della pubblica amministrazione».


E mentre l’ex assessore ironizza sul suo «ruolo» («Non mi resta che prenotare le vacanze con Riina e Provenzano per fare un corso accelerato di capo clan, altrimenti farei una brutta figura con i picciotti», ha detto, dopo aver spiegato che il coinvolgimento dei clan non riguarda la parte d’inchiesta per cui è indagato), Emiliano assicura: «So di avere, come segretario del Pd, sempre e comunque fatto il mio dovere, non solo nel sorvegliare me stesso, ma anche nel sorvegliare tutti coloro che sono riuscito a sorvegliare». Che qualcuno sia sfuggito al controllo?

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