"Io c'ero", la canzone simbolo dell'Abruzzo

E’ la canzone della tendopoli di piazza d’Armi, ma sta diventando la musica simbolo di tutta L’Aquila. L’ha scritta un cantautore di 26 anni, Cristian Di Prospero, aquilano ora senza casa. S’intitola Io c’ero

"Io c'ero", la canzone simbolo dell'Abruzzo

L'Aquila - E’ la canzone della tendopoli di piazza d’Armi, ma sta diventando la musica simbolo di tutta L’Aquila. L’ha scritta un cantautore di 26 anni, si chiama Cristian Di Prospero, aquilano ora senza casa. S’intitola “Io c’ero” e parla della notte del 6 aprile, quando “l’angelo delle 3.32” si è portato via 300 persone. Cristian, che ha scritto altre due canzoni sul terremoto, la canta appena può a piazza D’Armi, anche tutti i pomeriggi, e i bambini ripetono a memoria il ritornello dalle tende. Molta gente bisbiglia le parole nel piccolo anfiteatro del campo. Lo stanno chiamando per concerti in Abruzzo e nel Lazio.

L’abbiamo incontrato per caso, in un pomeriggio di cielo coperto mentre all’Aquila si attendeva l’inizio del G8. In quei giorni nelle tendopoli, soprattutto in questa, che è la più grande, si poteva sostare appena per dieci minuti e bisognava girare solo in compagnia dei responsabili del campo. A piazza d’Armi la gestione è affidata alla Protezione Civile dell’Emilia Romagna in collaborazione con quella abruzzese.

Erano le prime ore del pomeriggio, il momento in cui le tende sono più calde (la temperatura interna può arrivare fino a 42 gradi). Camminando verso il centro del campo si sentiva una voce lontana, poi un piccolo applauso. E poi ancora la voce che cantava. Questa tendopoli sorge in parte su un ex stadio di atletica. I gradini, il posto dove un tempo il pubblico assisteva alle gare, sono diventati un luogo in cui si assiste ai nuovi spettacoli degli sfollati. Tra questi ci sono i piccoli concerti del cantautore Cristian. Quel giorno ad ascoltarlo c’erano solo poche persone, due uomini e due donne, ma mentre cantava dalle tende arrivava l’eco della sua canzone. Era lì, sul palco, con la chitarra e i capelli lunghi che ondeggiavano al ritmo della musica.

“Fagli sentire quella del terremoto, Io c’ero”, gli ha detto un ragazzo della Protezione Civile. E così Cristian l’ha suonata e cantata, la sua musica che ha fermato la notte del 6 aprile, la canzone che parla del “veleno” sparso sull’Abruzzo, dell’”orologio della piazza centrale”, “fermamente deciso a non avanzare”, bloccato nell’istante in cui anche le lancette hanno tremato, le 3.32. Questa è forse la più bella, quella che tutti cantano qui, ma Cristian ha decine di testi e canzoni nel cassetto da quando ha iniziato a scrivere e comporre.

L’anno scorso ad un provino gli avevano fatto notare che ha qualcosa nel timbro che ricorda Rino Gaetano.

L’impressione, avanzando verso di lui appena aveva iniziato a cantare, è stata proprio questa. “Io c’ero” è stata incisa. Ora circola su You Tube, ma Cristian spera nella grande occasione: ancora non arriva, ma per i bambini di piazza d’Armi è lui il numero uno.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica