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"Io creo le slot, non le regole anti tracollo"

Francesco Gatti, ingegnere informatico, titolare di Bull Gaming, ha scritto un libro dal titolo evocativo: Mangiasoldi

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Francesco Gatti, ingegnere informatico, titolare di Bull Gaming, ha scritto un libro dal titolo evocativo: Mangiasoldi.

Non è una contraddizione il suo libro visto che da ventidue anni costruisce slot machine?

«No. Con la mia formazione mi diverto ad applicare la tecnologia legata al gioco».

Però produce le macchinette che a volte fanno finire sul lastrico. Dorme tranquillo la notte?

«Giocare è divertente se fatto con moderazione. Ma non posso farmi carico delle distorsioni. È compito dello Stato che fissa regole talvolta frutto di errate considerazioni che alla fine danneggiano i giocatori».

Perché sono regole ingannevoli?

«In Italia, le slot permettono di giocare un euro al colpo. In Spagna e in altri Paesi la posta è fissata a 20 centesimi, il giocatore perde meno e l'attività compulsiva è più lenta. Inoltre, le percentuali di pagamento, cioè quello che si restituisce ai giocatori con le vincite, oscillano dal 70 all'85% in Spagna, in Italia invece siamo al 65%. Basti poi pensare che la politica che condanna le slot consente di vendere Gratta e vinci fino a 25 euro: un invito a dissanguarsi in pochi minuti».

Qual è lo strumento che crea più dipendenza?

«Le più pericolose sono le videolottery, cosiddette Vlt che si trovano solo nelle sale gioco. Raccolgono puntate fino a 10 euro e pagano fino a 500mila euro. E l'operazione è velocissima, dura due secondi. Queste tipologie, introdotte in Italia da oltre 10 anni sono state il vero problema della nostra filiera poiché consentono un gioco troppo aggressivo».

E le slot piazzate nei bar?

«La vincita è di 100 euro al massimo con monete da un euro, sono fra le meno performanti d'Europa ma paradossalmente anche quelle additate quali rovina famiglie. Certo anche con queste si può spendere tanto ma siamo su altri parametri».

Quante slot e Vlt sono distribuite in Italia?

«In circolazione ci sono 200mila Awp, le nuove slot, e circa 50mila Vlt, ma fino a 5 anni fa le Awp erano 350mila. Sono state ridotte per contenere la ludopatia».

Quanto costa una slot da bar?

«Intorno ai 2mila euro e l'incasso medio è di 230 euro al giorno. Il 65% di questa somma va al giocatore, oltre il 24% va allo Stato e il resto è diviso tra il concessionario che garantisce il collegamento telematico, il gestore e il noleggiatore della macchina, mentre ai monopoli di Stato spetta una piccola quota per l'attività di controllo».

L'unico a perderci è il giocatore.

«Le macchine pagano troppo poco, in Italia c'è la quota più bassa d'Europa. A fronte di un aumento fiscale sul gioco, la percentuale di vincita è passata dal 75% al 65%».

Con la pandemia molti si sono buttati sul gioco on line.

«Sì, e non si torna indietro. Il mercato si è accartocciato, vivacchia. Il nostro cliente-tipo sta cambiando e i giovani giocatori preferiscono altro. Non si vendono più macchine nuove.

Il futuro del gioco è on line».

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