«Io, finito sotto processo per aver criticato chi ci odia»

Den Haag (Olanda)Ha trasformato il suo Partito della Libertà nella seconda formazione politica in Olanda dopo i cristiano-democratici e ora Geert Wilders è protagonista di una nuova battaglia dopo che si è visto respingere dal tribunale di Amsterdam la domanda di revoca del processo, nel quale è sotto accusa per incitazione all’odio e discriminazione per le sue dichiarazioni contro i musulmani. Lo abbiamo raggiunto a Den Haag dove ha parlato in esclusiva al Giornale.
Onorevole Wilders, ha lasciato l'aula furente...
«Sono molto amareggiato. Essere messo sotto processo per aver espresso le proprie idee e portato avanti i propri ideali non può che ferire un uomo nel profondo del suo animo. Anche se si tratta di un processo formale».
Di un processo formale e anche politico? O di un processo contro la discriminazione?
«Formale e politico. Il mio partito sta raccogliendo sempre più consensi e ha trionfato alle elezioni europee: per cui ora mi combattono non più in Parlamento, con un dibattito democratico, ma in tribunale. Devo vincere questa causa e credo che la vincerò per dimostrare che non si può tappare la bocca a chi si batte per la libertà di espressione. Ripeto le parole incise sulla tomba di Pim Fortuyn, il politico olandese anti-islam assassinato brutalmente, sepolto in Italia: Loquendi Libertatum Custodiamus. Custodiamo la libertà. Un tesoro impagabile. Io l’ho persa 4 anni fa quando cominciai a dire cose che non facevano comodo a qualcuno».
Da chi sono partite le denunce nei suoi confronti?
«Da circa 200 persone, la maggior parte provenienti da associazioni marocchine e musulmane. Ci sono anche alcuni olandesi, fra cui due avvocati».
In tutto questo tempo le sue idee sono rimaste immutate?
«Non sono cambiato per niente. Non mi faccio mettere un cerotto sulla bocca. Soprattutto perché adesso c'è ancora più gente che crede in me, anche all'estero».
La accusano di discriminazione, odio, aggressione nei confronti di una cultura, di un popolo, di una religione.
«Di nuovo il termine discriminazione. Qui sta l'errore fondamentale: io non discrimino nessuno. Io non semino odio. Combatto contro chi ci odia e ci considera “eretici maledetti”. Contro chi ammazza, terrorizza, schiavizza. Ci sono musulmani moderati ma non c'è un islam moderato».
Ha paura di rappresaglie?
«Le atroci minacce che ricevo sono reali. La paura rimane. Ma oramai sono abituato a conviverci. Criticare l'islam è diventato pericoloso. Nel mio caso si è addirittura trasformato in un atto penale».
Questo processo dimostra che l'Olanda non è così tollerante come si pensa?
«In effetti la tollerante Olanda si sta rivelando permissiva solo nei confronti di chi usa il mezzo della sopraffazione per imporsi. E la spada per diffondere la sua religione. Il mio tanto aborrito documentario, Fitna, è stato proibito dal nostro governo (sempre meno cristiano-democratico), ma anche dai politici europarlamentari europei».


Che pensa della mobilitazione promossa da alcuni italiani a suo sostegno, alla vigilia del processo contro di lei?
«Li ringrazio tanto. Soprattutto gli amici dell'Associazione “Una via per Oriana Fallaci”. La Fallaci è stata, e rimarrà sempre, uno dei miei eroi».
www.mariacristinagiongo.nl

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