(...) discussioni sono sempre stato un ultrà gasperiniano. E ogni volta che ho avuto la fortuna di intervistare il tecnico torinese, mi sono sempre trovato di fronte una persona ironica e capace di dare risposte non banali. Quindi, come dire?, anche professionalmente sono sempre stato con il Gasp.
Eppure - ben conscio che il calcio fa parlare e fa tacere e che, se vince giocando bene le prossime due partite, torneremo a parlarne come una sorta di divinità della panchina - credo che la domanda vada fatta: e se il ciclo di Gasp a Genova fosse finito?
A dire il vero, che quel ciclo potesse chiudersi, con dividendi positivi per entrambi i contraenti (annate straordinarie per il Genoa, consacrazione ad altissimi livelli per il Gasp), lo pensavo già lo scorso anno. E lo pensavo sulla base di quelli che - a mio parere, naturalmente, non cè nessuno di più patetico di chi pensa che il calcio sia una cosa oggettiva e di avere sempre ragione a prescindere - sono stati due errori blu e rossi, anzi rossoblù, nella stagione passata: lincredibile sottovalutazione della Coppa Italia che avrebbe potuto aprire al Genoa le porte dellEuropa e la scelta di privilegiare Scarpi rispetto ad Amelia per larga parte della stagione, comprese alcune partite decisive.
Spesso, quando si raggiungono risultati straordinari, occorrerebbe avere la forza di fermarsi in cima alla parabola, senza intraprendere la strada in discesa. Perchè, così, si verrà ricordati in positivo per sempre. Invece di rischiare di veder dimenticato tutto quello che di buono è stato fatto e, magari, di essere ricordati solo per una partita come quella con il Chievo.
Quindi, ribadisco la domanda: e se il ciclo del Gasp a Genova fosse finito? Non ho la risposta assoluta. Ho, però, la risposta di domenica pomeriggio. E non è una risposta positiva. Perchè, se cè una partita dove lallenatore ha sbagliato tutto quello che poteva sbagliare, ecco quella è Genoa-Chievo. Partendo da chi non cera, per arrivare a chi cera prima, per finire a chi cera dopo. Con lultima ciliegina sulla torta della conferenza stampa post-partita.
Mi spiego: a Udine - dove già le cose, al di là del risultato positivo, erano andate sin troppo bene, rispetto alla partita che si è vista - chi erano stati i migliori in campo? Zuculini e Mesto, subentrati durante la partita, quindi due scelte azzeccatissime del Gasp. E, stavolta, doverano? Zuculini in tribuna e Mesto in panchina. E poi, come mai è stato sostituito Ranocchia che era il migliore della difesa? E ancora, perchè è entrato Veloso, che magari sarà il nuovo Maradona, ma che a oggi è un giocatore improponibile, non in grado di fare due passaggi azzeccati? E infine, chi lha detto che ci sono giocatori che devono giocare sempre e comunque? Il dottore?
Insomma, tutto sbagliato, tutto da rifare. Ci può stare, di sbagliare una partita. Certo, fa più male se giochi con il Chievo, se sei in casa e se fino al venticinquesimo minuto la tua squadra sembrava il Real Madrid.
Ma il peggio doveva ancora venire. Perchè Gasperini nel dopo-partita ha spiegato che «quello che ho visto nel secondo tempo mi dà fiducia per fare un buon campionato». E qui mi preoccupo. Mi chiedo cosa abbia visto Gasperini, che visioni abbia avuto. Perchè è il secondo tempo del Genoa quello che preoccupa.
Non sarebbe stato meglio dire, in tutta onestà, che la squadra ha sbagliato partita, scusarsi con il pubblico e con il presidente che gli ha messo a disposizione una squadra più che competitiva, e ripartire con più entusiasmo di prima?
Certo, Gasp quando deve dire che ha sbagliato è come Fonzie in Happy Days, che iniziava la frase «Ho sb...ho sbagl...», senza mai riuscire a finirla. E quindi, spesso e volentieri, gli capita di cercare le colpe delle mancate vittorie nellarbitro, nel campo, nel destino cinico e baro. Mentre, se dicesse, almeno una volta, «è colpa mia», diventerebbe ancora più grande di quello che già è.
Insomma, dopo tante partite perfette, domenica Gasperini ha firmato la partita tutta sbagliata. Può capitare. Ora tutto sta a capire se è stato un episodio o la fine di un ciclo. Il dibattito è aperto. Vi aspettiamo.
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