Roma Fiuggi? Solo una marca di acqua minerale. Perché a quellepoca lui, Emanuele Vella da Palermo, andava avanti a omogeneizzati e Pampers. Lui, il baby militante di Azione giovani che ha parlato per primo all'ultimo congresso di Alleanza nazionale, è gemello del partito: nato nello stesso anno (1995) in cui Gianfranco Fini scioglieva nelle lacrime il Movimento sociale italiano.
Emanuele, non ti scorderai più questa giornata.
«Parlare davanti a migliaia di persone: tremavo ma ce l'ho fatta. E alla fine che emozione quel buffetto con relativi complimenti di Fini. È stato il momento più toccante».
Oltre a quale?
«Conoscere personalmente tutti i leader del partito, compreso La Russa che mi ha voluto sul palco, Alemanno e altri».
Ma il tuo mito resta Fini?
«Assolutamente sì. Il leader».
E Berlusconi?
«Intelligentissimo, mi piace».
Ma il leader non è lui?
«Noi di leader ne abbiamo due».
Sei nato che il Msi era già morto. Cosa vuol dire essere di destra?
«Credere in valori che non moriranno mai: Patria, famiglia, senso del dovere, rifiuto delle droghe e della cultura dello sballo».
Da quanto sei iscritto ad Azione giovani?
«Da ottobre. Mi sono presentato in una sezione di Palermo e ho trovato gente che la pensa come me: bellissimo».
Da quanto ti interessi di politica?
«Da poco ma mi sto facendo le ossa al Giovanni Meli, il mio liceo».
E che battaglie fai?
«Ricordare le foibe, per esempio. Ho pure scritto un articolo sul Giornale di Sicilia».
I tuoi genitori sono di destra?
«Sì ma non fanno politica e non mi hanno mai spinto ad iscrivermi ad Azione giovani».
Tutto da solo. E che libri hai letto, di «destra»?
«Ho divorato Cuori neri di Luca Telese. Magnifico».
E perché?
«Raccontando la vita dei giovani degli anni Settanta ho capito cosa ha voluto dire combattere per dei valori».
Contento della fusione con Forza Italia?
«È un percorso naturale, una svolta storica e politica. Noi e loro la pensiamo allo stesso modo su quasi tutto».
Non temi di diventare un berluscones?
«Macché.
Sogno nel cassetto?
«Studiare, iscrivermi a giurisprudenza e magari continuare a fare politica per far qualcosa di buono per il mio Paese».
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