Giambattista Pastorello, ha assunto la carica di vice presidente del Genoa undici mesi fa: possiamo fare un primo bilancio?
«Senza dubbio positivo, siamo ritornati nella massima serie con una festa che ha coinvolto l'intera città. Un premio ai nostri straordinari tifosi».
Un giudizio sul pubblico genoano?
«Gli eccessi nel bene e nel mare sono dovuti al troppo amore per la loro squadra, magari servirebbe un pizzico in più di equilibrio ma il tifoso vive di emozioni. Sta a noi dargliele il più possibile, soprattutto positive».
Un legame testimoniato anche dai quasi 22mila abbonamenti della scorsa estate.
«È un ulteriore segnale che il Genoa "appartiene" proprio alla tifoseria, al di là della proprietà sicuramente importante. Noi dobbiamo essere i gestori, mai come in questa società il club è di "proprietà" del tifoso».
Dall'esterno che impressione si era fatto il pubblico rossoblù?
«Si capiva già quello che poteva essere il Genoa, ma dall'interno ho capito l'amore smodato per questo club».
Come descriverebbe il presidente Enrico Preziosi?
«Soffre la partita come pochi. In questo, periodo, poi, è sempre in fibrillazione perché vuole migliorare sempre di più la squadra: questa è l'ulteriore dimostrazione dell'amore che lo lega al Genoa. Scherzando, gli ho detto che in un mio organigramma lui sarebbe il direttore sportivo perfetto proprio per la grande voglia di far crescere costantemente la squadra».
La scommessa vinta è stata quella su Marco Borriello?
«È stata una felicissima intuizione del presidente Preziosi. All'inizio c'era un po' di scetticismo, invece Borriello ha confermato il suo valore. E vorrei aggiungere una cosa».
Prego.
«Ha ampi margini di crescita, può migliorare ancora di più».
Resterà al Genoa?
«Di recente ho parlato con Adriano Galliani: credo che il ragazzo non rientri nei piani tecnici del Milan. Alla fine, la sua e la nostra volontà che è quella di trattenerlo saranno rispettate».
Il riscatto potrebbe avvenire già a gennaio?
«Mi sembra prematuro che l'operazione si possa fare subito anche perché le risorse saranno investite per migliorare l'organico mentre Borriello fa già parte di questa rosa».
Come mai questa flessione nell'ultimo periodo?
«C'è mancata un po' di brillantezza ma le formazioni di Gasperini, a dicembre e gennaio, hanno sempre sofferto. Sono certo che, alla ripresa del campionato, rivedremo la squadra di inizio stagione».
Qualche rimpianto in questa prima parte di campionato?
«Da cancellare c'è soltanto la gara con il Siena, per il resto tutto si bilancia: avessi tre punti in più, adesso tutti parlerebbero di un campionato straordinario per il Genoa».
Ha avuto tanti allenatori alle sue dipendenze, come colloca Gasperini?
«In cima al podio metterei Prandelli sul piano dell'organizzazione del gioco e dei rapporti con i calciatori. Poi, sceglierei Nevio Scala con il quale a Parma ho vinto tutto, ad esclusione dello scudetto. A chiudere il podio proprio Gasperini: è un tecnico tosto, emergente e con le idee molto chiare».
Un difetto?
«Deve migliorare ancora nel rapporto con i calciatori, a volte è un tecnico "spigoloso, ma davanti ha un sicuro avvenire».
Un pregio?
«È coerente con le sue idee e va avanti per la sua strada».
Qual è il sogno nel cassetto?
«Adesso il nostro obiettivo deve essere quello di salvarci, e poi risalire un po' alla volta e passare stabilmente nella parte sinistra della classifica».
Come vive la rivalità con la Sampdoria?
«Questo è un derby particolarmente sentito, il primo, intanto, non l'ho perso e adesso vorremmo regalare ai nostri tifosi una gioia in quello di ritorno».
Come si scopre un talento?
«Bisogna avere una rete di osservatori piuttosto sviluppata sia in Italia che in tutto il mondo. Certo, le televisioni aiutano moltissimo: comunque più importante è la società e meno difficile risulta prenderlo perché te lo segnalano direttamente».
Si potrà vedere un Genoa pieno di stranieri come capita all'Inter?
«Non apprezzo questo tipo di strategia. Bisogna sempre mantenere una propria identità italiana e aggiungerò una cosa: se riuscissimo a trovare gente della Liguria sarebbe ancora meglio».
C'è qualche baby particolarmente interessante nel settore giovanile del Genoa?
«Si chiama El Shaarawy, è nato nel 1992: ha grandissime prospettive ed è molto bravo».
Da grande cosa vorrebbe fare Gianbattista Pastorello?
«Il mio piacere più grande è quello di girare il mondo alla scoperta di nuovi talenti».
Europa o Sudamerica?
«Non c'è differenza, il calcio è bello in qualsiasi latitudine. L'importante è dire soltanto una cosa: quello l'ho trovato io».
E quali sono state le sue scoperte più belle?
«Ho acquistato Buffon per il Parma quando era una ragazzino mentre ero andato più di una volta a San Vendemmiano a parlare con i genitori di Del Piero per convincerli a farlo venire al Padova».
Buffon è anche tifoso del Genoa.
«Dopo l'ultima partita con al Juve, mi ha regalato la sua maglia in segno di riconoscenza».
I tifosi sperano che gli abbia strappato una promessa, vorrebbero vederlo tra qualche anno con la casacca rossoblù.
«Ha un ottimo rapporto con il presidente Preziosi visto che Buffon è anche testimonial della sua azienda. Chissà, nella vita, mai dire mai».
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