«Hai letto La Stampa?». La voce di mio fratello, di primo mattino non era tranquilla. Ho cercato di riassumere pensieri e parole: «No, perché?». «Ci sei anche tu, con altri cinquanta».
Cero anchio, con il nome Antonio, quello di mio nonno meno vezzeggiativo di Tony. Appena sotto quello di Aldo Biscardi e assieme al resto della compagnia. Indagato, a Napoli.
Cerco di capire, di ricordare. Trentaquattro anni di telefonate con Luciano Moggi, amicizia professionale datata ai tempi belli de il Corriere dello Sport. Che cosa avrò mai detto? Che cosa avrò mai fatto? Mi guardo attorno, ci sono le due persone che amo ma sono improvvisi fantasmi. Perché uno si sveglia al venerdì e scopredi essere seguito, ascoltato, pedinato forse, intercettato sicuramente, border line tra la vita e la malavita. Maledetto il telefonino che tengo acceso giorno e notte. E maledette le telefonate, mille e più di mille, a Moggi Luciano. No, maledette no. Perché chi scrive e si occupa di football, con chi dovrebbe parlare? Con il custode dello stadio di Pinerolo? Con lelettricista di Altamura? Parli con Moggi per sapere tutto, o quasi, della Juventus ma anche delle altre, perché «nuncèprobblema». Lui ti dice di conoscere, forse millanta ma comunque parla, ogni tanto non capisci tutte le parole. Con Moggi battute e allusioni, di ogni tipo, così come con altri colleghi suoi, in ogni dove, forse senza essere intercettati, non so, non posso esserne sicuro.
Le ore del mattino di questo venerdì sono lunghissime, ricevo telefonate da amici e colleghi, chiamo un avvocato, un altro, chiedo conforto, spiegazioni, notizie. Camicia bagnata addosso eppure sento i brividi. La Stampa, il giornale degli Agnelli, se lo scrive LEI deve essere vero anche se ai tempi del liceo al mio Cavour la chiamavamo la «Bisiàrda», la Bugiarda. Poi nellocchiello scopro che le rivelazioni sono del Romanista, un altro quotidiano che, come si può intuire, ha una fede sola. Ma che centra, se rivelano a noi è perché qualcuno ha svelato loro.
Lavvocato dice di aspettare luna, luna e mezza. La sua telefonata arriva con tre quarti dora di anticipo: «Non sei indagato. Il tuo nome non è iscritto nel registro degli indagati». Chiedo scusa, gli dico che voglio chiudere la conversazione, ingoiare saliva e richiamarlo un secondo dopo. «Ripeto, non sei indagato, risulti in alcune intercettazioni con frasi particolari che non hanno alcun rilievo penale».
Da Provenzano a don Bosco. No, le cose non stanno così. Perché ormai qualcuno ha macchiato la cravatta e chissenefrega, si stampi.
Comprendo quello che passa lungo la schiena di mille altri cittadini che scoprono di essere al centro di unindagine, ne vengono però informati non dagli inquirenti ma dai giornalisti, i siti internet rilanciano, il paese è piccolo e la gente mormora.
Tony Damascelli
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.