«Io, medico fiscale a Gomorra Da solo contro malati armati di pistola»

A Napoli l’assenteismo cresce nonostante l’effetto Brunetta?
«Per forza, nessun medico può entrare in certi quartieri per controllare se esistono realmente i malati».
M.M., medico fiscale della Asl 5 di Napoli di cui pubblichiamo solo le iniziali per problemi di sicurezza, è sfiduciato. Di più, è disilluso.
«È un vero schifo, lo Stato ci ha abbandonati al nostro destino».
Ma dottore, dove non potete entrare?
«In certi quartieri. Anche se ci arrivano le segnalazioni di dipendenti in malattia noi non possiamo controllare se sono assenteisti o realmente malati».
A che zone si riferisce?
«Boscoreale, Tre case, Torre Annunziata, Castellammare. Insomma zone controllate dalla camorra dove soltanto con i carabinieri si può verificare lo stato di malattia di qualche detenuto ai domiciliari».
Dunque potete fare il vostro lavoro solo accompagnati dalla scorta armata?
«Esatto, altrimenti non possiamo neppure posteggiare l’auto davanti l’abitazione di chi dovremmo controllare. Ci avviciniamo alla zona e poi facciamo retromarcia».
E che tipo di pressioni ricevete?
«Quando si accorgono che siamo medici fiscali si avvicinano all’auto, la prendono a calci. Qualcuno è stato minacciato pesantemente: vengono davanti al finestrino e aprono il giubbotto per mostrare la pistola pronta. A me è capitato diverse volte. E quella è gente che non scherza...».
E quindi?
«Quando qualcuno di noi ha fatto il temerario, si è trovato con tutte le gomme a terra, tagliate».
Ma non avete sporto denuncia? Non vi siete ribellati?
«Lo abbiamo fatto, ma poi non succede nulla. Lo Stato sembra si sia dissolto nel nulla. E così, se operai o bidelli si danno malati, non sono controllabili.

E l’assenteismo cresce anziché diminuire come nel resto d’Italia».
Come ci si sente a lavorare in queste condizioni?
«Miseramente frustrati. Ma poi penso alla mia incolumità e tiro avanti pensando: tanto non gliene frega niente a nessuno…».

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