Strano lanno nero delle due Rosse. Quasi il colore le legasse. Da ventanni un pilota Ferrari non mancava il podio per lintera stagione. Era capitato nel disgraziato millenovecentonovantadue, coppia Alesi e Capelli, con litaliano nei panni del colpevole. È successo stavolta con Alonso e Massa, colpa del brasiliano ovviamente. Grazie al dio dei motori, Fernando di podi ne ha conquistati parecchi, sennò il presidente tifoso, Luca di Montezemolo, lo avremmo sentito anche su Orione, altro che voto in pagella alla stagione «5 che diventa 6 per limpegno».
Era dal 2004 che la Ducati non concludeva infelicemente il campionato senza vittorie. Allepoca aveva centrato due podi, gradino basso sintende, con Troy Bayliss e Loris Capirossi. Ma era solo al secondo anno di partecipazione, era novizia in MotoGp e la stagione precedente, al debutto, aveva comunque centrato un incredibile successo dopo soli sei Gp. Questanno due podi, gradino basso, con Rossi e Hayden. Ha però dominato in Sbk e Superstock, quattro titoli. Ma era la Motogp lobiettivo supremo.
Un disastro per due dunque, a cui però non è corrisposto uguale disastro fuori pista. Per le due Rosse parlano i conti e le vendite: anno record per entrambe. Basti pensare che il Cavallino festeggerà fine 2011 con uninfilata di primati, visto che chiuderà lanno intorno alle 7mila vetture vendute. Record di sempre nella storia della Rossa, con crescite (a settembre) di oltre il 12% nelle consegne e del 19% nel fatturato netto. Un trend figlio dellentrata della Ferrari in nuovi mercati come lIndia e del successo in Cina, ormai suo secondo mercato dopo gli Usa.
La Ducati non è da meno, semmai è di più, visto che il bene moto non è di lusso come le super sportive e le crisi economiche su due ruote si sentono di più. Risultato? Quarantaduemila moto vendute, 480 milioni di fatturato, crescita del 20% sul 2010. Merito dellinnovazione, della gamma prodotti in primis, merito anche di un «brand» come Valentino Rossi che tira anche quando perde.
Tornando ai verdetti della pista, la Ferrari e Fernando, questanno, sono andati a podio dieci volte, regalando quel meraviglioso primo posto di Silverstone che per la Ferrari legata alla ricorrenze vale parecchie vittorie in una: sa di magia dominare sulla stessa pista in cui vinse la prima gara sessantanni fa. Però nel 2010 furono sei vittorie. Ma tantè. Questa è stata la Ferrari del 2011, una Rossa sgambettata allinizio dai parametri sbagliati della galleria del vento e incespicante poi alla ricerca comera della resurrezione tecnica. Arrivata, per la verità a singhiozzo, a partire da Montecarlo, primo Gp senza lingegner Aldo Costa, il bravo tecnico esonerato alla vigilia della gara monegasca e che sicuramente qualche responsabilità laveva ma forse non tutte quelle che gli sono state attribuite (non a caso ha subito trovato ugual mansione in quel della Mercedes F1). Comunque sia, con Pat Fry direttore tecnico, la sferzata al gruppo è arrivata e sono caduti anche gli alibi di chi sosteneva di non poter dar libero sfogo alla propria creatività perché Costa di qui e Costa di là. Fatto sta, sono arrivati tre secondi posti intervallati da un successo. Poi le scelte tecniche di fine estate, cioè le novità aerodinamiche preparate per Spa non hanno dato i risultati sperati, e allora il team principal Stefano Domenicali ha giustamente deciso di usare gli ultimi Gp soprattutto per sperimentare in vista del 2012. Nel frattempo Massa non ha mai visto il podio e Alonso ci è salito altre volte. Meglio di niente. E ora? Ora «tutti a lavorare a testa bassa» il senso delle parole di Domenicali a fine mondiale. Perché la pazienza di Alonso è tanta ma non eterna così come quella del team verso Massa. Fiducia rinnovata fino a naturale scadenza di contratto, dicembre 2012, attendendo che si svegli o che Kubica risorga dalle ferite o scegliendo fra Rosberg e, meglio ancora, Button. Si vedrà.
Alla Ducati è invece mancata persino la vittoria a cui, grazie a Capirossi prima e Stoner poi, si era decisamente abituata. Con Valentino doveva e pensava e contava di far razzia sul tavolo verde del motomondiale. Invece da quel tavolo è caduta. Due terzi posti sono niente. Tanto più se hai Valentino con te. Paziente come Alonso e di più, visto che lo spagnolo qualche soddisfazione almeno se lè tolta. La Casa italiana ha cambiato il telaio, ora è perimetrale in alluminio (addio motore portante).
Strano davvero lanno nero delle due Rosse con i conti tuttaltro che rossi.
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