Per confermarsi campione di Libia, con la squadra di sua proprietà, il colonnello Muammar Gheddafi si è rivolto a un allenatore italiano, da sempre all'estero. Stefano Cusin, 41 anni, ha vinto con l'Al-Ittihad la Libian premier league: per il club del presidente è il 15° titolo, quinto consecutivo. Cusin, che non è parente di Nello (Bologna e Brescia), è arrivato a Tripoli a dicembre, applicando il 4-3-3. Sposato, ha un figlio di 12 anni, è stato calciatore in Francia e Svizzera. «Nelle giovanili del Tolone - racconta -, poi al Servette, facevo la mezzapunta. Nel '90 ho vinto un campionato ai Caraibi, sull'isola di Saint Martin: capocannoniere con 19 gol».
La sua famiglia, originaria di Castiglion Fiorentino (Arezzo), emigrò Oltralpe. «Ho cominciato ad allenare a Roan, vicino Lione, esercitando anche in Camerun, Congo e Bulgaria. Nel 2007 con i congolesi ho vinto la coppa d'Africa under 20. Poi sono stato al Botev Plovdid, spesso qualificato nelle coppe europee: il presidente bulgaro mi aveva promesso una squadra forte, per la Uefa, il mercato è finito senza colpi, a ottobre me ne sono andato».
In Africa il tecnico toscano è quotato. «A novembre mi offrirono la panchina del Togo, almeno per la gara con lo Swaziland: il volo però era troppo complicato, con ben quattro scali, non me la sono sentita. Peraltro ho visto scene singolari, laggiù, ad esempio i plurimilionari Eto'o e Adebayor al ritorno in patria ospitati in alberghi senza stelle e poi impossibilitati ad allenarsi perché il campo era chiuso per l'assenza del custode».
Il contrario della Libia, dove tutto è curato. «Qui il calcio è l'unica grande passione, gli stadi sono sempre pieni e per partite di cartello, come il derby tra noi e l'altra squadra di Tripoli, lAl-Alhy, allo stadio arrivano anche 90mila persone, si gioca in una bolgia».
L'11 luglio nella capitale la festa scudetto. «Ho un rapporto quotidiano con il figlio del colonnello, per tutti il dottore: è Mohammed, 38 anni, fratello maggiore di Al Sa-adi».
Che in serie A non lasciò tracce, tra Udinese e Perugia, salvo un caso di doping. «E adesso è in giro per il mondo. Di curioso c'è che nel loro dialetto i libici hanno almeno 150 parole italiane, fra cui spogliatoio e marciapiede: ero convinto che le pronunciassero per agevolarmi, invece fanno proprio parte del loro idioma».
Nell'Al-Ittihad gli stranieri sono cinque. «Due del Burkina Faso, un diciottenne del Togo e due del Niger. Il giocatore più noto nella storia del club è stato un nigeriano, Ikpeba».
Cusin ostenta i regali della famiglia Gheddafi.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.