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Io, senza debiti ma perseguitato dalla Gestline

Minacciato di pignoramenti da 4 anni per una multa già pagata, cittadino scrive al capo dello Stato

Paola Setti

«Mi chiamo Falcone Vincenzo e sono un perseguitato». Tenta la via dell’ironia, si ride per non piangere, poi però prevale la rabbia: 40 anni portati senza rissosità, Falcone è stato un mite fino a ieri. Quando ha preso video e tastiera e ha furiosamente impaginato dicesi 5 pagine da 50 righe ciascuna dirette al direttore della Gestline e inviate per conoscenza nell’ordine a: presidente della Repubblica, ministro dell’Economia, prefetto, sindaco di Genova, procuratore capo della Repubblica, giudice di pace, difensore civico, unione consumatori, organi di stampa compresa Striscia la Notizia.
In principio fu una donna al volante, la di Falcone moglie: che parcheggiò in Zsl e giustamente fu multata, 36 euro come da codice, era l’11 luglio 2002. Falcone aspetta che la multa arrivi a casa nell’odiatissima busta verde, poi paga, 38,76 euro, tutto normale, era il 5 dicembre 2002, a 16 giorni dalla notifica, ne aveva 60 a disposizione. È l’inizio del calvario. Perché, scrive Falcone: «La poderosa macchina burocratica» invece di applicare «i princìpi di efficienza, efficacia ed economicità della pubblica amministrazione» inizia ad avvitarsi su se stessa, e sul malcapitato contribuente, in una spirale in cui «la mano destra non sa quel che fa la sinistra». Càpita infatti che, incurante dell’avvenuto pagamento, il Comune passi la pratica del moroso debitore alias Falcone Vincenzo a Gestline, la quale Gestline qualcosa come 1.095 giorni dopo, il 12 dicembre 2005, avvia il recupero crediti. E sia. Falcone tenta di ricostruire la vicenda di mille giorni prima, recupera la ricevuta, mai buttare le ricevute, e fa ricorso al giudice di pace Maria Cristina Mammano. E poiché fidarsi bene ma non fidarsi è meglio, nel ricorso cita il Comune in qualità di ricorrente e Gestline in qualità di convenuto, che la mano destra e la mano sinistra vengano informate. La dottoressa Mammano non ha dubbi e dichiara «cessata la materia del contendere», insomma Falcone è assolto perché ha già pagato e quindi il fatto non sussiste.
La sentenza viene depositata in cancelleria il 2 maggio 2006. Inutilmente. Perché Gestline il 20 aprile 2006 aveva già inviato a Falcone un nuovo sollecito di pagamento. La cartella è roba da cuori forti, visto che minaccia il pignoramento di beni mobili e immobili, dalla casa all’auto allo stipendio. «A questo punto, caro direttore, la domanda sorge spontanea - scrive Falcone al responsabile della riscossione tributi -. Il versamento da me effettuato in maniera tempestiva dove è andato a finire?».
La risposta, Falcone spera di riceverla scritta dagli uffici di via XII Ottobre, e chissà che gli altri destinatari della lunga missiva non riscontrino «i presupposti per un eventuale procedimento d’ufficio verso i responsabili della reiterata richiesta di pagamento». Intanto però, «c’è il precedente che ho letto sul Giornale di quella signora di 72 anni con figlio disoccupato a carico cui è stata messa all’asta la casa per un debito di 150 euro del 1997» scrive Falcone, e così c’è sua figlia che la sera prima di dormire gli domanda: «Papà sei proprio sicuro che non ci prendono la casa?». E lui no, che non è sicuro: «A questo punto può succedere di tutto, vista la leggerezza con cui è stata trattata questa pratica, capisce? E dire che io sono uno che sa difendersi, ma cosa sarebbe successo per esempio a un’anziano che non avesse avuto la forza di andare avanti? Avrebbe pagato due volte forse, e quei soldi dove sarebbero finiti?».
Fra i disguidi, Falcone segnala anche le modalità di recapito dell’ultimo sollecito: «Non ho capito se mi è stato spedito tramite posta ordinaria o inserito nella cassetta della posta a mano, visto che la busta è priva di timbri. Di certo, vista la mancata notifica, io potrei non aver mai ricevuto alcunché, il che mina il mio diritto a difendermi».


L’ultimo capitolo della vicenda deve ancora essere scritto. Falcone resta in attesa di una risposta da Gestline, e di sapere se sia già stata avviata qualche pratica di pignoramento. E poi dicono che per pagare e morire c’è sempre tempo.

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