Politica

Ipocrisia al governo

Quel fatale piano di Rovati per Telecom, che adesso viene così rumorosamente rimpianto dal governo e dai comunisti suoi accoliti, mostra già qualcosa. Ad esempio che il povero Prodi non sempre è buono a pensare una stupidaggine, però di farla sarebbe sempre capace. Giacché trovare un riccone in Messico disposto a comprarsi Telecom, finora miniera solo di debiti e guai, è un'inusitata fortuna. E invece ai governativi pare una iattura. Di cui incolpare Tronchetti Provera. La qualcosa dimostra del resto un'altra costante abitudine dei progressisti. «L'uomo di sinistra grida che la libertà è in pericolo quando le sue vittime si rifiutano di finanziare il proprio assassinio», scriveva uno di quei filosofi che non s'insegnano a scuola. E in effetti il lavoretto che le banche amiche di Prodi dovevano svolgere implicava per Tronchetti una finaccia: la stessa già occorsa alla Montedison o a Rizzoli. Ma che la sciocchezza dei prodiani sia pari solo alla loro presunzione non è l'unico, né il principale, vizio morale da essi esibito nella vicenda. Questo governo di moralisti si svela in ogni atto sempre più pervaso di ipocrisia. Perché, cosa ti va adesso a buttare là addirittura con noncuranza? Che sia Berlusconi a comprarsi Telecom.
Insomma da due settenni moralizzano sul conflitto di interessi e adesso però vorrebbero dare un altro interesse all'avversario che perciò hanno più esecrato. Viene da sorridere. Soprattutto pensando alla faccia di quelle plebi che hanno educato all'odio quotidiano. Del resto l'ipocrisia è sempre così presuntuosa da credere che gli altri non se ne accorgano. Come presumono da sempre poi gli altri ipocriti per eccellenza: i comunisti. Ma come: hanno sfilato avvolti nelle bandiere arcobaleno e contro la guerra in Afghanistan; però arrivati al governo ci mandano i Mangusta. Ovvero degli elicotteri A-129 con autonomia di 700 chilometri e missili c/c TOW, nonché bei razzi da 81 mm. Armi da guerra e per uccidere, ma spedite con noncuranza, come ovetti di pasqua di cioccolata, pur di salvarsi la poltrona e la pensione da parlamentare. Altro che doppia, ormai vige in Afghanistan una morale almeno tripla. Una per i Pasqualini Maragià, giornalisti o pacifisti, riscattati con ogni riguardo. Ma ben altro da quello usato per l'autista decapitato, nonché per le vittime future dei terroristi liberati: per costoro già vale una morale diversa. E adesso se n'è aggiunta pure una terza: quella di chi non solo scarica Emergency, ma spedisce in missione di pace elicotteri da Apocalypse Now, e veicoli corazzati con cannone da 25 mm.
Ipocriti. E del resto l'ipocrisia è così innervata in costoro, che essi già hanno la scusa bella pronta. «Dopo ogni rivoluzione il rivoluzionario ci avvisa che la vera rivoluzione sarà la rivoluzione di domani. Un miserabile, si spiega ogni volta, ha tradito la rivoluzione di ieri» scriveva il grande eretico Dàvila. In effetti quella comunista è filosofia della colpa altrui. E se i deputati al governo tradiscono, qualcun altro si mantiene pur sempre nella protesta di sinistra. Così il comunista da giovane, prima della sua rivincita sociale ovvero della poltrona, si guadagna un certo rispetto. Almeno finché non si rivelerà per quello che è: un piccolo borghese indaffarato.

I casi afghani o telefonici fanno di prodiani e comunisti gli ipocriti più disinvolti d'Italia.
Geminello Alvi

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