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Irak, convocato Parlamento contro ex baathisti alle elezioni

Si complica la situazione nel Paese a poche settimane dal voto sulla questione dei 500 candidati considerati vicini all'ex regime di Saddam Hussein

Si complica la crisi politica in Irak per i circa 500 candidati alle elezioni del 7 marzo ritenuti simpatizzanti o nostalgici del deposto regime baathista: il governo ha denunciato come «illegale» la decisione di una Corte d'appello di riammetterli nelle liste elettorali e ha chiesto per domenica una speciale seduta del Parlamento dedicata alla questione.
La decisione di escludere dalle liste circa 500 candidati risale al 14 gennaio, ma la Corte li ha reintegrati, riservandosi di esaminare i loro dossier dopo le elezioni. Immediata la reazione del governo, che tramite il portavoce l'ha definita «illegale e non costituzionale», in quanto la Corte è andata oltre le sue prerogative rovesciando la delibera della Commissione per l'integrità e la giustizia, che aveva deciso l'esclusione e che è stata creata in base alla Costituzione. Numerose anche le condanne dell'operato della Corte da parte di esponenti e partiti politici, per lo più sciiti. Tra i più duri, il leader radicale sciita Moqtada Sadr, che in un comunicato ha affermato che si tratta di «un tradimento del popolo e del sangue versato sotto il regime di Saddam Hussein e nella successiva occupazione». Sadr ha inoltre ammonito che «cancellare l'esclusione (degli ex baathisti) non vuol dire salvarsi dal terrorismo; al contrario vuol dire elevare il terrore al più alto livello, rendendolo legittimo».
Dopo una riunione il Supremo consiglio islamico iracheno, una delle maggiori formazioni sciite, ha a sua volta «respinto» la decisone della Corte, che ha definito «incostituzionale», mentre un influente deputato indipendente ha polemicamente chiesto come si potranno giudicare eventuali candidati baathisti una volta che avranno vinto le elezioni «e avuto la fiducia degli elettori».


E mentre nella città santa sciita di Kerbala migliaia di pellegrini hanno scandito slogan antibaathisti condannando la decisone della Corte d'appello, numerosi candidati riammessi hanno parlato di una «vittoria del diritto», in particolare il più influente di essi, Saleh Mutlaq, leader del sunnita Fronte del dialogo nazionale.

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