Irak, marine fa strage nel centro psichiatrico

È considerata la peggiore strage in fase di non combattimento da quando iniziò l’invasione dell’Irak sei anni fa. «Una orribile tragedia» per la quale il presidente Barack Obama in persona - mentre annunciava il suo piano di riforma della Sanità - si è detto è «addolorato» e ha chiesto una «inchiesta approfondita» per scoprire cosa è accaduto.
Sono le 2 del pomeriggio nella base Usa di Camp Liberty, la più grande base militare statunitense nei pressi dell’Aeroporto internazionale di Bagdad, quando un soldato americano ha cominciato a sparare e ha ucciso cinque militari e ferito altri tre. Ora l’uomo è stato catturato ed è in stato di detenzione. Non è chiaro se abbia tentato di suicidarsi, come sostenuto in un primo momento dai network americani.
La sparatoria è avvenuta in un’area della base riservata ai soldati che accusano problemi psichici e soffrono di esaurimento nervoso. E il militare che ha aperto il fuoco sarebbe uno di essi. «Ogni volta che perdiamo uno dei nostri - ha detto il colonnello John Robinson, portavoce delle forze statunitensi in Irak - è una cosa che ci riguarda tutti». «Questo è un evento inatteso e tragico», ha aggiunto il portavoce del Pentagono Bryan Whitman.
Le autorità militari Usa hanno confermato che l’autore della strage è un soldato statunitense, mentre non è ancora stata precisata l’identità delle vittime. L’attacco porta a 4.292 il numero degli americani morti nel Paese dal marzo del 2003. All’inizio del mese, due soldati americani sono stati uccisi da un uomo che indossava l’uniforme dell’esercito iracheno in un campo d’addestramento militare nella parte settentrionale del Paese.
Lo stato mentale dell’assassino sembra essere la causa principale della tragedia di ieri. Ma non si tratta di un caso isolato. Secondo uno studio del 2004, pubblicato dal New England journal of medicine, almeno un soldato su sei, al rientro dalla guerra in Irak - mostra segni di disordini legati a stress post-traumatico e difficoltà emozionali. E infatti un altro episodio ha seminato violenza e dolore lo scorso anno, ma in una base militare a sud della capitale irachena: il 14 settembre del 2008 il sergente americano, Joseph Bozicevich, uccise due suoi superiori. Pare che non sopportasse di essere rimproverato.


La violenza in Irak è diminuita sensibilmente, ma gli attacchi dei ribelli continuano e un’ondata di bombardamenti ha sollevato preoccupazioni sulla sicurezza, a meno di due mesi dalla data fissata per il ritiro delle truppe Usa dalle basi urbane. In aprile, 13 soldati americani sono rimasti uccisi in combattimento, e cinque di loro sono morti in un solo attacco nella città settentrionale di Mosul.

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