Irak, gli sciiti si scagliano contro Al Qaida

A Bassora diecimila fedeli a una preghiera congiunta

Irak, gli sciiti si scagliano contro Al Qaida

Fausto Biloslavo

Dopo i giorni sanguinosi della faida fra sciiti e sunniti lo spettro della guerra civile in Irak sembra allontanarsi grazie al coprifuoco e agli appelli all’unità e alla calma dei maggiori leader religiosi. Abdul Aziz Al Hakim, che guida il Consiglio supremo per la rivoluzione islamica in Irak (Sciri), uno dei più importanti partiti sciiti, ha lanciato accuse precise contro Al Qaida e i fedelissimi di Saddam Hussein. «Noi tutti dobbiamo unirci per eliminarli», ha spiegato in un comunicato Al Hakim rivolgendosi ai sunniti. «È increscioso che le cose siano giunte al punto tale che sono i sunniti e gli sciiti a pagare per i crimini commessi dai nemici dell'Islam e degli iracheni - ha aggiunto il leader dello Sciri -. Questo è quello che vuole Zarqawi, cioè infiammare il conflitto civile nel Paese. Noi invitiamo alla moderazione e a non farsi trascinare nella trappola tesa dal nemico dell'Irak». Abu Musan al Zarqawi è il terrorista di Al Qaida più ricercato, sospettato numero uno per la distruzione della cupola della moschea sciita di Samarra, che ha dato il via alla caccia ai sunniti.
Nelle regioni sciite del sud, gli imam hanno fatto eco ad Al Hakim rimarcando l’estraneità della maggioranza dei sunniti nell'attentato di Samarra e puntando il dito contro i «terroristi che sostengono Saddam Hussein e i takfiri», gli estremisti di Al Qaida. A Bassora, oltre 10mila persone hanno partecipato ad una preghiera congiunta. A Karbala, città santa sciita, un rappresentante del grande ayatollah Alì Al Sistani, Abdel Mehdi al Karbalai, ha accusato «il nemico comune di sunniti e sciiti» per l'attacco sostenendo la necessità di continuare a «vivere insieme, in modo pacifico e fraterno, e di respingere ogni atto di violenza per salvaguardare l'unità del popolo».
Nonostante il coprifuoco, una grande folla ha partecipato alla preghiera nella moschea Abu Hanifa di Bagdad, principale luogo di culto sunnita della capitale, dove l'imam Ahmed Hasan al Taha ha denunciato l'attacco di Samarra come un complotto per innescare un conflitto civile nel Paese. Nelle prime ore della rappresaglia i sunniti avevano puntato il dito contro i servizi iraniani accusandoli di voler far precipitare il Paese nel caos, con una provocazione come la distruzione della cupola sacra di Samarra. Il Consiglio dei mujaheddin, l’alleanza dei gruppi terroristi salafiti che operano in Irak, compreso quello di Al Zarqawi, ha pure puntato il dito contro gli iraniani e le brigate Badr, le milizie dello Sciri.
L’unico dato certo, come ha rivelato il ministro del Commercio iracheno, è la professionalità degli attenatori, i quali avrebbero avuto una dozzina di ore di tempo per piazzare abilmente le cariche in maniera tale da far crollare l’intera cupola.
Il coprifuoco, anche diurno fino alle quattro del pomeriggio, è stato prorogato ad oggi. Imposto a Bagdad e nelle province calde di Dyala, Babil e Salahuddin, sembra aver rallentato le violenze che negli ultimi tre giorni hanno provocato duecento morti. Non sono mancati, però, scontri e provocazioni in diverse parti del Paese. A Sadr City, il grande quartiere della capitale nelle mani degli estremisti sciiti di Moqtada al Sadr, diecimila persone sono scese in piazza nonostante gli appelli alla calma e all’unità. Ad un certo punto gruppi armati sunniti hanno attaccato il corteo ingaggiando battaglia con le milizie sciite dell’Esercito del Mahdi. Sei cadaveri sono stati trovati nella zona, almeno tre dei quali di giovani fratelli.
A Latifiya, a sud di Bagdad, uomini armati hano fatto irruzione nella casa di una famiglia sciita uccidendo tre persone e ferendo due bambini. A Nassirya, il capoluogo della provincia dove è dispiegato il contingente italiano, era stato sequestrato giovedì sera Raad al Chammari, l’ulema della moschea sunnita Faleh Bacha al Saadoun. Il suo corpo senza vita è stato ritrovato ieri mattina lungo una strada della città.
Il presidente americano George W. Bush ha ammesso ieri che in Irak «la situazione è grave» ma continua a dirsi «ottimista» sul futuro del Paese.

Gli americani si attendono ulteriori violenze da parte dei terroristi di Al Zarqawi ed il sottosegretario di Stato Usa Condoleezza Rice ha puntato il dito contro chi vuol far saltare la formazione del nuovo governo iracheno.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica