Iran, i tesori nascosti di Shiraz e la bellezza unica di Isfahan

Iran, i tesori nascosti di Shiraz e la bellezza unica di Isfahan

Deve fare i conti con molti stereotipi l'Iran. Chi lo reputa un Paese pericoloso e inospitale si ricrederà immediatamente. Certo, ci sono alcune regole da seguire (come per le donne coprire il capo con un foulard), ma diventano dettagli di fronte alla raffinata bellezza della Persia e all'accoglienza dei suoi abitanti.
A cominciare da Shiraz, famosa per il suo vino (ormai un ricordo), le rose e gli usignoli, celebrati nei versi di Hafez e Saadi, poeti amatissimi del XIV e del XIII secolo. La poesia, come la preghiera, è parte della vita quotidiana. Così nei loro mausolei, immersi in giardini dove l'acqua gioca con i cipressi e il cielo, iraniani di tutte le età si recano a rendere omaggio ai loro poeti. Nell'Aramgah, il «luogo di riposo» di Hafez, un uomo legge le sue poesie come vaticinio a chiunque abbia una domanda da porre silenziosamente al destino.
I pittori e gli architetti della città sono stati contesi dai sultani di tutto il mondo, come Eisa Khan, incaricato di progettare il celebre Taj Mahal in India. Nel centro domina la fortificazione di epoca Zand Arg-e Karim Khan con 4 torrioni che sembrano pezzi giganti di una scacchiera. Sono invece un gioco di raffinatezza floreale le maioliche che decorano la Moschea del Reggente, nel complesso Vakil, nota per le 48 colonne monolitiche scolpite in modo tortile. A fianco, il bazar ospita venditori di tappeti e spezie, ma anche tradizionali case da tè come Saray-e-mehr. Fragrante riso allo zafferano, kebab, yogurt con menta e cetrioli, Halva, dolce di farina e zafferano sono assolutamente da provare nel ristorante Haft Khan, molto di moda, o all'eccezionale Soofi.
A Shiraz le dimore tradizionali si affacciano sui giardini profumati da arance amare. Luogo di intuizione spirituale e poetica, incontro tra acqua e vita, il giardino è tema ricorrente dei tappeti, veri «angoli di paradiso». Nella dimora tradizionale di Narangestan Qavam Garden il terrazzo specchiato crea effetti così caleidoscopici da dare la sensazione di trovarsi all'interno di un cristallo. Coppie e famiglie si siedono nel verde dei giardini di Eram, mentre è una città che prega quella che si vede nel gioco di infiniti specchi del mausoleo di Schahcheragh.
A 57 km verso nord, su un'imponente piattaforma di roccia addossata alla montagna, sorge Persepoli, simbolo della potenza achemenide, fondata da Dario il Grande intoro al 518 aC. Una città senza immagini di guerra: tra le rovine gli animali scolpiti sembrano ultraterreni, come i tori guardiani della Porta di Tutte le Nazioni, e lungo la Scalinata dell'Apadana i bassorilievi dei portatori di tributi sfilano con elegante e sacrale compostezza. Dopo pochi chilometri si avvistano le grandi tombe rupestri con Dario I, il re dei re, e poi a Pasargade la solitaria tomba di Ciro, il re che voleva «occupare il cuore dei popoli».
La strada corre per 400 km tra i rilievi aspri dei monti Zagros, che al tramonto si tingono di ocra, fino a Isfahan, divenuta nel 1598 capitale dell'impero safavide. Piazza Naqsh -e Jahan, oggi dell'Imam (la seconda più grande al mondo) è una spianata rettangolare di vastità spettacolare con vasche, fontane e prati racchiusa da mura ad arcate sovrapposte, con all'estremità meridionale l'elegante Moschea dell'Imam (un tempo del Re), non allineata alla piazza per seguire l'asse spirituale verso la Mecca. Un portale alto 25 m ricoperto di piastrelle a mosaico blu e turchesi dà accesso a un regno di contemplazione: la cupola sembra librarsi nell'aria e gli spazi comunicanti si inseriscono uno nell'altro con fluidità. E' uno scrigno di bellezza la moschea delle Donne o dello Sceicco Lotfollah più a ovest: un corridoio rivestito da maioliche blu e verdi termina in un bagno di luce con colori cangianti dal rosa all'azzurro. Di fronte, il palazzo di Ali Qapu, dove all'ultimo piano la sala della musica ha pareti con scansie a forma di strumenti musicali, minuscole casse di risonanza.
Il bazar è un susseguirsi di gallerie a volta, caravanserragli e cortili luminosi. Da vedere le miniature di Okhovat Pour Rasoul e i piatti in peltro dipinti con raffinati giochi di azzurro da Parya Korkzan, con atelier di fronte all'elegante ristorante Bastani. La sera sono i ponti a dare spettacolo: Si-o-She Pol, o dei 33 archi, e Khaju, sotto le cui arcate i ragazzi suonano. Dall'altra parte del fiume il quartiere armeno si anima con locali vivaci come il ristorante di design Hermes. Forse segno di un prossimo futuro.
Shiraz si raggiunge facilmente grazie ai collegamenti giornalieri di Turkish Airlines in coincidenza con Milano, Roma, Venezia, Bologna, Genova, Torino, Napoli, Pisa e Catania. Migliore Compagnia d'Europa da 3 anni, offre collegamenti dall'hub internazionale di Istanbul anche con Isfahan (4 giorni la settimana), Tehran, Kermanshah, Mashad e Tabriz. Info: www.turkishairlines.com, call center 051.3764222.
Per il clima è più agevole visitare l'Iran dopo l'estate.

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