Gli «ispettori» Ue a Roma: entrate a riduzione del deficit

Lo staff di Almunia passa al setaccio la manovra e chiede lumi anche sulle norme anti-evasione

Fabrizio Ravoni

da Roma

Prima la Banca centrale europea, poi la Commissione europea, l’altro giorno Mario Draghi. Tutti a ricordare a Padoa-Schioppa quel che prevede il Patto di stabilità. Vale a dire, ogni euro di maggior gettito deve essere utilizzato per la riduzione del deficit. E lo stesso ragionamento è stato il leit motiv della missione degli uomini di Almunia a Roma, chiusa ieri. Erano venuti per vedere la vicino la Finanziaria e le condizioni dei conti pubblici. Tornano a Bruxelles ed a Lussemburgo (erano presenti anche tecnici di Eurostat) con una convinzione di un’opacità della manovra. Opacità concentrata sul lato delle entrate.
Al netto dei costi determinati dalla sentenza Ue sulla deducibilità dell’Iva sulle auto, gli esperti della Commissione ritengono che il bilancio 2006 possa chiudersi - grazie al buon andamento delle entrate - con un deficit vicino al 3,4%; inferiore, cioè, al dato indicato dal governo (3,6%, che sale al 4,8% per effetto della sentenza Ue). Alla luce di queste considerazioni, rischia di cambiare nuovamente il deficit tendenziale per il 2007. Dovrebbe attestarsi - secondo gli esperti della Commissione - fra il 3,6 ed il 3,7%. Insomma, gli uomini della commissione hanno ripetuto a Roma quel che Padoa-Schioppa si è sentito dire durante l’Eurogruppo di Lussemburgo. Vale a dire, far rispettare il Patto di stabilità all’Italia e conteggiare in riduzione del deficit tutte le maggiori entrate incassate dall’Erario che - secondo Draghi - ammontano a 18,5 miliardi.
Il ministro in realtà ha impostato la Finanziaria in modo diverso, in quanto conta di far emergere il maggior gettito nel 2007 per dare copertura alle misure sull’evasione fiscale, previste dalla manovra. E proprio sull’argomento “evasione fiscale” gli esperti di Bruxelles hanno chiesto lumi ai tecnici di Padoa-Schioppa. Secondo gli euroburocrati, sarebbe meglio che i 4 miliardi di maggior gettito da evasione - vista l’incertezza implicita di misure del genere - venissero collocati in un cosiddetto “fondo negativo”. Insomma, dovrebbero essere garantiti da altrettanti tagli alla spesa, che possono scattare o meno a seconda dell’efficacia delle misure anti-evasione.
Chiedono, insomma, qualcosa di simile a quello creato per il Tfr. Se l’operazione Tfr non dovesse andare in porto, perchè modificata od eliminata, ed il bilancio dovesse contabilizzare l’operazione meno dei 6 miliardi previsti, scatterebbero una serie di tagli automatici delle spese per infrastrutture, Fs ed Anas in primo luogo. Ma se così fosse, sarebbe perchè dall’operazione Tfr verrebbero escluse le piccole e medie imprese. In tal caso - hanno ripetuto gli uomini di Eurostat - l’autorizzazione ufficiosa all’operazione dovrebbe essere nuovamente rinegoziata.


Proprio perchè la Commissione si aspetta che la Camera introduca modifiche rilevanti alla legge Finanziaria (come quelle ventilate su Tfr e aliquote Irpef), è probabile che il giudizio di Bruxelles possa slittare a dopo l’approvazione della manovra da parte di Montecitorio. Almunia, infatti, aveva rinviato un giudizio formale sulle misure correttive dopo il passaggio parlamentare.

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