Gian Micalessin
Ariel Sharon decideva distinto. Ehud Olmert pianifica e programma. Ora il premier incaricato ha in mano il piano per isolare ed emarginare lAutorità Palestinese governata da Hamas. Il piano è stato messo a punto durante il vertice di ieri pomeriggio che ha riunito attorno al premier e alla signora Tzipi Livni, responsabile della politica estera, i ministri di Difesa e Sicurezza, i vertici dellintelligence interna e il capo di stato maggiore dellesercito. Il piano liquida lesecutivo dellAutorità Palestinese come il governo di una potenza ostile e ripristina la politica adottata nel 2002 quando, per isolare Arafat, fu decisa linterruzione dei rapporti con qualsiasi funzionario di governi esteri reduce da incontri con i vertici dellAnp.
Il piano anti Hamas suggerisce però clemenza per i civili e prevede il coordinamento con le organizzazioni internazionali per la distribuzione daiuti umanitari alla popolazione palestinese. Dunque se le condizioni di sicurezza lo permetteranno i valichi di Gaza resteranno aperti per permettere il passaggio di aiuti nella Striscia. Nel corso del vertice è stato anche affrontato il tema delle rimesse fiscali spettanti allAnp bloccate dal governo israeliano. Il responsabile della politica estera europea Javier Solana ha invitato la scorsa settimana Israele a riprendere i versamenti di quelle somme, ma Olmert e i suoi sembrano orientati a seguire il suggerimento di alcuni funzionari europei che propongono di utilizzare quei milioni di dollari per pagare le forniture di acqua ed elettricità israeliane ai palestinesi.
Oltre a lavorare ai piani anti Hamas Olmert progetta, con sempre maggiore determinazione, la definizione dei confini e la creazione, in Cisgiordania, di blocchi di colonie destinate a restare dietro la muraglia che delimiterà la frontiera. «La barriera dovrà venir aggiustata in modo da contenere questi blocchi dinsediamenti ha spiegato Ehud Olmert nel corso di una lunga intervista al Washington Post . Nessun israeliano vivrà dietro la barriera: in primo luogo per ragioni di sicurezza, ma anche per garantire la continuità dei territori palestinesi».
Per ribadire la differenza rispetto al «disimpegno» da Gaza dello scorso agosto Olmert definisce «piano di convergenza» il nuovo ritiro. «A Gaza spiega - ci siamo ritirati dai territori e abbiamo smantellato gli insediamenti, in questo caso li ricollocheremo in blocchi destinati a rimanere sotto il controllo dIsraele». Il tutto dovrebbe venir attuato durante lattuale mandato della Casa Bianca per godere dei vantaggi di «unalleanza tra Israele e Stati Uniti mai così forte come durante la presidenza di George W. Bush». La presenza di un partner palestinese affidabile per raggiungere unintesa bilaterale negoziata non viene ritenuta determinante. «Non possiamo attendere in eterno sprecando energie e risorse, possiamo creare una nuova realtà di fatto congruente con lidea di due Stati e con quella di una contiguità territoriale su cui i palestinesi possano dar vita ad uno Stato credibile».
Il piano anti Hamas e lintervista al Washington Post contengono unapparente contraddizione. Il primo raccomanda di non squalificare il presidente palestinese Mahmoud Abbas e prevede colloqui con la presidenza a fronte di una rigorosa «quarantena» per gli esponenti fondamentalisti. Nellintervista Olmert sembra sostenere lesatto opposto. Definisce Abbas «privo di qualsiasi autorità pratica», esclude qualsiasi negoziato con lui e propone colloqui bilaterali con «quelli al governo». Dunque sembra indicare di esser pronto a dimenticare il presidente e avviare negoziati con Hamas, se questultimo riconoscerà Israele, rinuncerà alla violenza e accetterà gli accordi ratificati in passato dallAnp.
Il tema del ritiro unilaterale e degli eventuali negoziati è stato anche al centro delle discussioni tra la commissione laburista e quella di Kadima impegnate nelle trattative per la formazione del nuovo governo israeliano. I vertici di Kadima, confermando le parole di Olmert, hanno ribadito la necessità di far scattare il cosiddetto «piano di convergenza» e il ritiro dalla Cisgiordania prima del novembre 2008.
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