Israele, Shalit ritorna (finalmente) a casa E da uomo libero il soldato chiede la pace

Il prigioniero torna finalmente a casa. E' grande la gioia nel suo villaggio. Pallido e smunto, ora il soldato Shalit dovrà riabituarsi alla luce. La felicità del padre: "Ho visto rinascere un figlio. Ora avrà bisogno di un periodo di recupero". E la nonna gli ha subito cucinato una cotoletta

Israele, Shalit ritorna (finalmente) a casa 
E da uomo libero il soldato chiede la pace

Mitzpe Hila - Pasta e cotoletta. Possibile che sia questo il primo desiderio di un condannato a scomparire nel nulla per cinque anni, un uomo che ieri è rinato? Possibile. Perché ce l’aveva scritta sul volto il soldato Shalit, la voglia di tornare alla normalità. E a casa la nonna l’ha accolto proprio così, con i suoi piatti preferiti.
La giornata più lunga di Gilad l’ostaggio, la giornata del ritorno alla vita, è iniziata all’alba. Stanco, pallido, incerto. Ma anche felice, un sorriso timido al telefono con la mamma e il papà, lo sguardo fiero davanti al primo ministro Netanyahu. Gilad Shalit è un uomo ferito, un volto scavato dalla tensione e dal buio di una prigionia durata più di cinque anni, un soldato orgoglioso, un ragazzo che torna a casa. Un corpo esile che fa tremare Israele, piangere, gridare di gioia, commuovere e anche tornare a sperare. Perché il suo ritorno sembra quasi un miracolo. La sua lunga giornata si è conclusa ieri nella sua casa di Mitzpe Hila, una piccola cittadina nel Nord di Israele, a pochi chilometri dal confine con il Libano. Il soldato israeliano rapito da Hamas nel 2006 e la sua famiglia sono arrivati in elicottero e sono stati poi scortati a casa da un convoglio di automobili. Al loro passaggio centinaia di persone, riunite per accogliere il sergente, hanno lanciato fiori e per ore nel quartiere è andata avanti la festa.
Voglia di normalità per il soldato Shalit. E la normalità è anche incontrare i tanti ragazzi che sono corsi a incontrarlo: in tanti l’hanno voluto abbracciare come Ora, una ragazza che ha 25 anni come lui e viene da un paese vicino al suo, Mitzpe Hila. Chissà se sorridendole il soldato Shalit avrà pensato che sono coetanei ma non sono coetanei: a lui hanno rubato 5 anni. Chissà se Ora si è chiesto cosa vuol dire perdere 5 anni.
A Mitzpe Hila il caporale liberato ha incontrato anche gli arabo israeliani che ci vivono: anche loro hanno appeso alle finestre gli striscioni con la sua faccia. Che è la stessa ma è diversa: in tv Gilad è apparso dimagrito, smunto, pallido anche se apparentemente in buona salute. La faccia di chi non quasi ha visto la luce per cinque anni. E ora dovrà riabituarsi. In tuta grigia, un cappellino da baseball nero in testa, è sceso da un mezzo militare scortato da funzionari egiziani. Un po’ incerto nei movimenti, frastornato. Si dice che la debolezza lo abbia anche portato ad avere un malore per le emozioni fortissime e il lungo viaggio. La tv egiziana ha mandato in onda un’intervista fuori programma che avrebbe rallentato l’operazione di scambio di prigionieri. Uno Shalit molto emozionato e perso, incapace di parlare a lungo, ha detto a una giornalista egiziana di aver saputo soltanto una settimana fa della sua imminente liberazione ma di aver pensato che «qualcosa potesse andare male». Il soldato ha detto che gli sono mancati famiglia e amici e di non aver avuto per molto tempo qualcuno con cui parlare. Poi, ha spiegato di essere stato trattato bene, di essere contento del ritorno a casa di centinaia di prigionieri palestinesi, di auspicare la scarcerazione di tutti.
Voglia di normalità. Ma il sergente Shalit ha trovato anche la forza di parlare di politica: «Spero che questo accordo possa aiutare il processo di pace». E Netanyahu l’ha accolto così: «Ciao Gilad, bentornato in Israele. È bello riaverti a casa». Poco dopo, lo scatto di un fotografo ha ripreso un abbraccio tra il padre di Shalit, Noam, e il figlio, di nuovo in divisa. Le ultime notizie del soldato sono arrivate dal padre Noam, che ha tenuto un breve discorso a pochi passi dalla porta di casa.

«Gilad è contento di essere a casa ma per ora gli è difficile esporsi alla folla, dovrà fare un periodo di recupero, ci auguriamo breve, prima che possa riprendere una vita normale. Oggi abbiamo visto la rinascita di un figlio». Dietro la porta Gilad e la nonna con la cena pronta: pasta e cotoletta.

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