Italia, boom di moschee Gli 007: "Allarme jihad"

I vertici dell’intelligence: "Ogni 4 giorni un nuovo centro islamico. Cresce la minaccia di attentati, pericoli anche per i militari italiani impegnati nelle missioni all'estero"

Italia, boom di moschee 
Gli 007: "Allarme jihad"

Roma - Sono nate 39 nuove moschee e associazioni musulmane in cinque mesi. Una ogni quattro giorni. È l’espansione dell’islam in Italia mostrata della cinquantanovesima relazione dei servizi al parlamento, consegnata ieri a palazzo Chigi dai vertici dell’intelligence al completo: Giuseppe Cucchi per il Cesis, Franco Gabrielli per il Sisde e Bruno Branciforte per il Sismi. Nel documento, gli 007 innalzano il livello di attenzione sulla minaccia jihadista per l’Italia, in particolare dall’area del Maghreb, avvertono sul rischio infiltrazioni nei luoghi di culto islamici e segnalano una rinnovata minaccia del terrorismo interno, con nuclei sparsi di nuove Br, ancora non completamente estinti. La relazione dei servizi pone poi l’accento su un aumentato rischio per i soldati italiani nelle missioni estere di Afghanistan e Libano. Dall’inizio dell’anno sono state 60 le minacce contro l’Italia, sia dal terrorismo interno che da quello internazionale: dieci al mese, una ogni tre giorni. Il Viminale lavora «con la massima attenzione», ha commentato il ministro dell’Interno Giuliano Amato, per prevenire «le problematiche e i rischi del terrorismo», che confermano «le analisi a mia disposizione».

La presentazione del dossier è avvenuta in una giornata di novità per l’intelligence italiana. Ieri il Senato ha approvato la riforma dei servizi segreti: Sismi, Sisde e Censis si chiameranno ora Aise (agenzia informazioni e sicurezza esterna), Aisi (sicurezza interna) e Dis, (dipartimento delle informazioni per la sicurezza). La riforma rafforza inoltre il ruolo del Copaco, il comitato di controllo sui servizi segreti, e dunque del parlamento.

Jihad minaccia letale
Si legge così nella relazione a proposito dell’allarme su «un apparato reticolare di provenienza nordafricana» in Italia in contatto con l’estremismo: una minaccia «di prima grandezza» e quindi «potenzialmente letale a breve termine per un numero consistente di cittadini italiani».

Moschee e infiltrazioni
Erano 696 alla fine del 2006. Moschee e luoghi di culto islamico sono ora 735 secondo l’ultimo monitoraggio dei servizi concluso a fine maggio. Questi luoghi, è scritto nella relazione, sono «in larghissima parte» di matrice moderata, ma «potenzialmente esposti a infiltrazioni radicali». Perché sono proprio i centri di preghiera e di incontro il terreno in cui l’estremismo starebbe provando a scavare le sue radici: il documento segnala «tentativi jihadisti di infiltrare spazi associativi». È la comunità maghrebina quella che sembra rispecchiare più delle altre il conflitto tra le due anime dell’islam: «Non ha mancato di palesare conflitti interni tra ala moderata e radicale» e ha fatto «registrare presenze integraliste», dalla Lombardia alla Calabria.

Pericoli per i militari
Il rischio per i soldati italiani impegnati nelle missioni internazionali, scrivono i servizi, «ha acquisito particolare concretezza». In particolare ad Herat, «in ragione dell’afflusso di elementi jihadisti e talebani».

Br ancora attive
Il Sisde ha raccolto segnali su un «possibile rilancio di disegni terroristici di ispirazione brigatista».

Dopo l’operazione Tramonto di febbraio, con 15 arresti, è scattata una «campagna di solidarietà e mobilitazione», che mostra un pericoloso «substrato di condivisione ideologica». La ’ndrangheta viene ritenuta l’associazione mafiosa più pericolosa.

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