Unillogica allegria, durata giusto lo spazio dun mattino. Poi, il solito armamentario tossico della crisi fatto di indici in picchiata e spread da infarto, con il voto pro euro della Grecia che scivola via subito come acqua sul marmo. Il ruolo di guastafeste calza a pennello a Frau Angela Merkel, capace di gelare tutti con un «non ci sono spazi per rinegoziare gli aiuti alla Grecia». È un bel siluro al rialzo e alle speranze, tanto per far capire, qualche ora prima del vertice del G20 di Los Cabos, in Messico, che Berlino non intende mollare di un centimetro.
Il diktat della Cancelliera non deve tuttavia far perdere di vista ciò che ieri è apparso chiarissimo: Italia e Spagna non sono ancora uscite dal mirino della speculazione. Mentre le altre piazze hanno chiuso senza troppi scossoni (a parte il +4,3% di Atene), Piazza Affari ha incassato unautentica mazzata sotto forma di un crollo del 2,85%, su cui ha pesato per circa l1,2% lo stacco delle cedole. La sostanza però non cambia: soffriamo. Ancor di più Madrid, dove la Borsa è finita in ginocchio e gli spread tra Bonos e Bund sono volati a 566 punti, un livello che ha portato i rendimenti decennali oltre il 7%, una specie di punto di non ritorno finanziario. LItalia non è messa molto meglio: il differenziale con il Bund è a quota 464 e i tassi sui 10 anni al di sopra del 6%.
Cifre come graffi sul vetro, ancor più stridenti nel giorno in cui, tra laltro, Fitch ha sottolineato come il default a breve termine di Atene sia scongiurato e dunque i rating dei Paesi delleurozona siano (per ora) al riparo da eventuali bocciature. «I mercati hanno in mente alcuni vizi dorigine sulla costruzione delleuro che è compito degli europei sanare», ha spiegato Mario Monti. Lobiettivo è dunque la definizione di «una road map e interventi concreti per rendere leuro stabilmente più credibile». Certo non tutto potrà essere messo a fuoco nel summit Ue di fine mese, e di sicuro il G20 si chiuderà oggi senza andare oltre generiche intenzioni di principio. Come quelle contenute nella bozza del comunicato di dichiarazione finale del vertice messicano: «Il G20 si impegna a prendere tutte le misure necessarie per rafforzare la crescita economica e creare posti di lavoro». Solo parole, insufficienti a rassicurare un «mondo molto preoccupato per una crescita economica troppo lenta», come ha detto Barack Obama prima di incontrare, quando in Italia era ormai notte, i leader europei (presente anche Monti).
Servono insomma misure concrete. E nel «Compact per la crescita e il lavoro», cioè il patto che sarà siglato dai leader della Ue a fine mese, ce ne sono. Tra queste, il mercato unico dellenergia entro il 2014; la ricapitalizzazione della Bei; il lancio della fase pilota dei project bond («che portano investimenti addizionali per 4,5 miliardi di euro»), la riprogrammazione dei fondi strutturali. Altre, non contenute nel documento, potrebbero riguardare la creazione di un meccanismo di contenimento degli spread quando la forbice si allarga eccessivamente. Lipotesi è stata prospettata a Bruxelles dal ministro per gli Affari Europei, Enzo Moavero Milanesi. Probabile il coinvolgimento della Bce, da settimane immobile sul fronte dellacquisto di bond, ma non si esclude anche la presenza di altri soggetti finanziari europei.
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