In Italia si trucca anche il bridge Sospesi 16 furbetti del tavolino

Partite falsate per qualificarsi ai campionati europei. Tutti i giocatori puniti sono liguri

Francesco Rizzo

Barano pure quelli che giocano a carte. E la notizia, in un certo senso, non c’è. Basta aver visto una manciata di western, pure scadenti, o di avventure di 007 e sedicenti tali per conoscere qualche trucco: specchi dietro i tavoli, impercettibili sussulti del volto, polsini magici che fanno scivolare fuori l’asso nel momento decisivo. E a tutti, nel «sette e mezzo» del dopo cena di Natale, può essere venuta l’inconfessabile tentazione di tentare il colpo gobbo e fregare la suocera.
Ma nei giorni dello scandalo del calcio, mentre si spalancano i tombini del passatempo nazionale e si origlia in centinaia di telefonate fra i potenti e gli aspiranti potenti del pallone, fa effetto scoprire che si truccano partite e risultati anche in un gioco - nobilissimo, ma possiamo non chiamarlo sport ? - che appare ben lontano dal circo d’oro del calcio. La storia arriva infatti dal mondo del bridge, sofisticata palestra mentale di origini inglesi e antica tradizione. Sedici giocatori liguri, alcuni dei quali inseriti nei circuiti agonistici internazionali, sono stati condannati dalla Corte d’Appello della Federazione italiana a sospensioni dall’attività che arrivano fino a due anni di durata per aver organizzato un sistema di controllo delle partite e dei tornei. Incontri truccati, punteggi stabiliti prima di distribuire le carte, percentuali da record ottenute grazie al comportamento compiacente dei giocatori coinvolti. Una banda di «furbetti del tavolino» pronta a sostenersi a vicenda, facendo qualificare una coppia prestabilita, che poi cominciava a perdere a vantaggio di altri «soci», in modo da poter dividere i benefici del risultato finale. Anche a costo di commettere errori plateali, inspiegabili per giocatori esperti. Un po’ come accordarsi per il pari in una partita di calcio e concedersi a vicenda un paio di gol, ma farlo senza l’arte necessaria, con il terzino che inciampa nelle stringhe o il portiere che rotola nella propria rete con la palla fra le braccia.


L’obiettivo finale dei protagonisti dello scandalo del bridge era la qualificazione ai campionati europei, missioni (spesate dalla federazione) in luoghi ameni come Mentone e Tenerife. E qui nasce la vera domanda. Perché barare per poi passare ore a farsi venire l’emicrania sulle carte mentre fuori splende il sole e ancheggiano turiste in bikini?

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