Leggendo i giornali di questi giorni ho l’impressione che sia quelli della maggioranza sia quelli dell’opposizione dicano la stessa cosa.
I primi elencano le tasse che gli italiani hanno accettato di portare sulle spalle, gli altri ripetono lo stesso elenco sottolineandone il peso. Tutti però condividono l'idea che, per l’attuale malattia economica la cura sia comunque la stessa, il salasso. E dopo il salasso?
Io non ho certo rimedi, posso fare solo una osservazione storica. Tutti i processi di sviluppo economico, dall'Italia al Giappone, dalla Cina al Brasile si sono sempre presentati come un improvviso risveglio di forze imprenditoriali popolari. Milioni di operai, contadini, impiegati, funzionari fino a quel momento passivi o apatici si sono scoperti la capacità di fare, di produrre, di vendere.
Si sono messi a costruire le cose che servivano nel loro tempo tavoli, seggiole, porte, finestre, ceramiche, piastrelle, vestiti, scarpe, maglie. Altri imparavano a fare i muratori, i falegnami, gli idraulici, gli elettricisti.
Altre le sarte, le cuoche, le cameriere. Ancora negli anni Settanta la maglieria e la moda pronta la si faceva in mille piccole boutique o direttamente a casa propria.
Io, sentendo la parola liberalizzazione, immagino un improvviso risveglio di attività. C’è uno smisurato bisogno di personale di servizio, di badanti, di autisti, di assistenti, di infermieri, di commessi,di tecnici.E non se ne trovano!Perché? Perché sono considerati lavoro degradanti.
La ragazza che da anni aspetta il concorso pubblico per maestra d'asilo non rinuncia alla serata o al week end per aiutare una signora invalida, lo trova umiliante. Sono lavori per gente dell'Ucrania o dello Sri Lanka.
Poi vengono scelte le scuole sbagliate. Le famiglie mandano i loro giovani in università a carattere pseudo-umanistico-economico dove non imparano nulla che serva loro per trovare lavoro. Al loro posto dovremmo avere delle Grandi scuole tecniche dove si studia tutto quanto c’è di più moderno, pratico, tecnologico e indispensabile alla vita e all’impresa moderna.
Scuole pensate per le imprese in concorrenza internazionale a cui offrono la competenze di cui queste hanno bisogno per vincerla.No, non mi basta sentir parlar di fase due, di crescita. Preferirei sentir parlare di slancio imprenditoriale, di sviluppo, di produzione e di vendita.
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