Italiani popolo di narcisi: curare il corpo vale 2 miliardi

Le attività che fanno tatuaggi e piercing sono aumentate del 200% in 5 anni. Siamo i cittadini del pianeta che passano più ore davanti allo specchio: quasi 6 a settimana

Italiani popolo di narcisi: curare il corpo vale 2 miliardi

Noi non tatuati stiamo diventando una minoranza. I tatuati senza nemmeno un piercing saranno una minoranza della minoranza. Praticamente un club. Una setta. Quale sia il motivo per il quale milioni di italiani abbia scoperto da un giorno all'altro l'irresistibile fascino di un buco nel naso o di un'aquila incisa su una schiena impiegatizia è materia per sociologi e, in qualche caso, psicologi, ma siccome a ogni moda corrisponde un business, è interessante verificare quanto sia importante quello dei tatuaggi e dei piercing. Il numero delle società (spesso unipersonali) che si occupano di tatuare o bucare la pelle degli italiani sono aumentate del 200% in soli 5 anni. Nel 2012 erano 1.328 e sono diventate 3.987 nel 2017. In Liguria, 5 anni fa, c'erano solo 30 tatuatori, adesso ce ne sono 102 (più 240%), in Calabria da 12 si è passati a 64 (più 433%) e in Basilicata da 6 a 28 (più 367%), come mostra il grafico in queste pagine elaborato dal sito di datajournalism Truenumbers.it sui dati di Infocamere. La Lombardia è la Regione che mostra la maggiore concentrazione di tatuatori: 902 nel 2017 dai 310 del 2012 mentre la Val d'Aosta ha appena 11 «artisti» che sono però, anche qui, quasi il triplo rispetto ai soli 4 di 5 anni fa.

È il business dell'estetica, e non ci si può fare niente, si può solo prendere atto che noi italiani teniamo talmente al nostro aspetto fisico che abbiamo portato il Paese a scalare la classifica mondiale di quelli dove vengono eseguiti il maggior numero di operazioni di chirurgia estetica. Siamo sesti al mondo: in Italia si eseguono il 3,9% di tutti gli interventi ricostruttivi del pianeta. Il dato comprende anche le operazioni rese necessarie da un incidente, ma è sorprendente come in Germania, che conta 82,7 milioni di cittadini (noi siamo 60,6 milioni), se ne eseguano solo il 2,7%. Come mai: o in Germania ci sono meno incidenti che richiedono il bisturi del chirurgo estetico, oppure gli italiani sono un popolo liposuzione-addicted: un virus che, incredibilmente, colpisce da giovani. L'Eurispes, quest'anno, ha condotto un sondaggio tra le donne italiane chiedendo loro se si fossero sottoposte ad un intervento di chirurgia estetica. Le risposte possibili erano tre: «Sì», «Sì più di una volta» e «Mai». Beh: la percentuale maggiore di donne che hanno risposto «Sì» e «Sì più di una volta» è concentrata nella fascia d'età tra i 18 e i 24 anni. Il 3,6% delle ragazze si è già fatta rifare più di una volta e il 21,4% almeno una volta. Delle loro mamme, che, presumibilmente, hanno tra i 45 e i 64 anni, solo il 2,2% lo ha fatto più di una volta e solo il 10,5% almeno una volta: l'87,3% non è mai andata dal chirurgo estetico rispetto al 75% delle figlie. In altre parole: sono le giovani che hanno problemi con il proprio corpo, non le donne adulte.

D'altra parte è comprensibile: è ovvio che i cittadini del Paese dove Botticelli ha dipinto la Venere e dove Michelangelo ha scolpito il David tengano alla bellezza quasi quanto alla mamma (il ché è tutto dire). Però forse stiamo esagerando. Secondo una ricerca di GfK condotta nel 2017, siamo quelli che passano più ore davanti allo specchio: 5,6 ore la settimana, cioè circa 1 ora al giorno, rispetto alle 5,3 ore di argentini e americani.

Tutto questo genera valore, cioè business, come si diceva. Calcolare a quanto ammonti il mercato dell'estetica è impossibile perché dipende da infinite variabili (ad esempio, il tatuaggio e il piercing non sono compresi in nessuna statistica). Quello che si può fare è calcolare, sulla base dei bilanci, il valore generato dalle imprese che offrono servizi estetici alla persona. Il comparto vale 2 miliardi e 276 milioni di euro, la maggior parte dei quali generati dai centri benessere, come le Spa (comprese quelle degli alberghi) terme e centri massaggi. Da soli i centri benessere valgono il 57,6% del totale. Un altro dato che si può calcolare è il valore dell'export.

Le imprese italiane esportano prodotti di bellezza soprattutto in Germania: 529 milioni nel 2016 dai 438 dell'anno precedente. È il più importante mercato di sbocco dei prodotti di bellezza italiani. Ci sarà un motivo? Beh, noi abbiamo avuto Botticelli e Michelangelo. E loro?

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