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Iva più alta per tagliare le tasse Pensioni e Tfr, cosa può cambiare

Roma Su fisco, Tfr e contributo di solidarietà, ci potranno essere modifiche. Ma «a saldi invariati». Il ministro Roberto Calderoli ha usato la formula che, come ricorda spesso Giulio Tremonti, andava fortissimo durante gli iter delle finanziarie che ci hanno regalato un debito pubblico monstre. Ma questa volta il vincolo è reale e nessuno, nemmeno nelle opposizioni, pensa di mettere in discussione l’anticipo del pareggio di bilancio al 2013 nel corso dell’iter che inizierà il 22 agosto al Senato, appena il presidente Renato Schifani tornerà a Roma (secondo lo spirito dei tempi, con un volo di linea Meridiana, pagato di tasca sua).
Quello che tutti danno per scontato è che il decreto sarà modificato. I capitoli sui quali si sta concentrando l’attenzione della politica e dei tecnici sono quelli più importanti: pensioni e pubblico impiego. Poi ci sono delle misure che sta studiando direttamente il ministro dell’Economia Giulio Tremonti per rilanciare la crescita e riguarderanno l’Iva e il Tfr, che potrebbe finire in busta paga. Nelle opposizioni ieri c’era ancora chi scommetteva nel ritorno di un condono, non si sa bene in che forme.
Il contributo di solidarietà non piace al premier Silvio Berlusconi, né a nessun altro. Il prelievo del 5% per la parte di reddito tra i 90 e i 150mila euro e del 10% per le quote che superano questa soglia, è nel mirino del gruppo di malpancisti del Pdl capeggiati dal sottosegretario alla Difesa Guido Crosetto. Riscuote antipatie nel resto del Pdl e in parte della Lega Nord, anche se è il prezzo pagato per non toccare le pensioni di anzianità, principale richiesta del Carroccio
E questo è il primo scoglio ad un’eventuale modifica. Molti vorrebbero toccare la previdenza, da Confindustria ai liberali del Pdl, ma le possibilità di cambiare sono poche. Pesa il veto politico di Umberto Bossi e quello sindacale di Cisl e Uil, sigle che dialogano con il governo e la cui opinione, proprio per questo, conta. Tanto che, tra gli emendamenti possibili, ci sono anche quelli che riguardano le norme sul posticipo del Tfr per gli statali e quelle sulle tredicesime tagliate nelle amministrazioni che spendono troppo.
L’unico intervento potrebbe essere quello sul quale anche il Carroccio aveva dato una disponibilità, sia pure condizionata e limitatatissima: l’anticipo di un anno di «quota 97», cioè del requisito per l’anzianità composto dall’età anagrafica e contributiva. Poco probabile e comunque non basterebbe a coprire un eventuale modifica al contributo. L’unica strada è quindi quella che molti stanno indicando e che è osteggiata solo dalle organizzazioni dei commercianti: l’aumento dell’Iva di un punto percentuale.
Ieri ne ha parlato in modo esplicito il ministro Calderoli, accennando a «due o tre proposte» per stimolare la crescita, allo studio di Giulio Tremonti. Le stesse evocate da Bossi sabato notte. «Noi non mettiamo i soldi nelle casse dello Stato, ma nelle tasche dei cittadini e vedi che i consumi crescono». Sembra di scorgere una ricetta che ogni tanto rispunta: il Tfr nelle buste paga dei lavoratori. Misura che comporterebbe una compensazione per i datori di lavoro, che si vedrebbero sottrarre una fonte di finanziamento. In generale, ha ammesso, Calderoli ci saranno misure per fare ridurre la pressione fiscale, «con un bilanciato incremento dell’Iva».
Per il resto, aggiustamenti di dettaglio. Come quello sull’Accademia della Crusca.

La scure sui mini-enti l’aveva condannata, ma, anche grazie all’intervento del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, dovrebbe salvarsi.

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