Avrebbe dovuto essere il suo rifugio, la sua oasi incantata, e un posto di pace, innocenza e divertimenti, e probabilmente all’inizio è andata così. Ma poi questo ranch che copre un’area di 1.050 ettari della contea di Santa Barbara, in California, è diventato per Michael Jackson un incubo, e una sorte di dannazione: prima per le accuse di molestie sessuali, poi per la forte crisi colpì le finanze del re del pop. Neverland non è stata così più la stessa, e il suo nome è stato anzi associato alle presunte perversioni di quel divo che, assicurano molti, faticava a liberarsi dall’ossessione dell’infanzia. Forse perché in fondo, Jackson aveva pagato il suo incredibile successo, fin dagli inizi, con una moneta di inestimabile valore: quella, per l’appunto, della sua infanzia. Ma era qualche anno che la popstar aveva detto addio alla sua nota dimora, vivendo tra il Bahrain, l’Europa e Las Vegas. L’attacco cardiaco che lo ha stroncato è avvenuto infatti in un’abitazione presa in affitto a Holmby Hills, a Los Angeles.
Situato all’indirizzo 5225 Figueroa Mountain Rd, a Los Olivos, CA 93441, il ranch era una riproduzione umana dell’isola omonima della favola di Peter Pan, che Michael Jackson ripeteva essere la sua ispirazione: di fatto, Nerverland era stata intesa per essere il rifugio lontano dal mondo in cui i bambini non sarebbero mai cresciuti. Nell’area, tra le altre cose, erano stati aperti uno zoo e un parco a tema, con una ruota panoramica, montagne russe, un super scivolo, e tanti altri giochi. Nello zoo, erano presenti diversi animali, tra cui un elefante, un cammello, un leone e alcuni lama.
La gigantesca casa in stile Tudor in cui la star viveva sembrava essa stessa un grande parco di divertimenti, e all’interno le armature medioevali e i lampadari di cristallo contrastavano con le statue di Superman e di altri personaggi cinematografici, e anche di poster di attori osannati da bambini. Ovviamente, non mancava la statua dedicata a Peter Pan. C’erano poi quadri colorati, che ritraevano Jackson nelle vesti di un messia, che conduceva centinaia di bambini raggianti di tutte le nazioni verso un futuro migliore.
Fuori, di fronte al cancello in legno, un’ insegna gialla avvertiva che c’erano «Children at Play», dunque bambini che giocavano. D’altronde era questo, stando almeno a quanto aveva affermato, quando Jackson voleva fare: giocare con i suoi migliori amici, per l’appunto, i bambini. Ma Jackson ha pagato caro l’amore che aveva per più piccoli, quando un 13 enne lo ha accusato di abusi.
La causa venne poi risolta, ma Neverland e il suo proprietario continuarono a fare notizia, e a essere entrambi attaccati. I sospetti contro la star, d’altronde, non erano da allora mai più rientrati. Un altro caso esplose nel gennaio del 2006, quando l’associazione che si batte per i diritti degli animali, Peta, depositò una denuncia al dipartimento americano dell’Agricoltura, accusando la popstar di maltrattamento di animali esotici nello zoo del suo ranch. I funzionari ispezionarono l’area, ma le ispezioni non portarono a nulla.
Nel marzo dello stesso anno, il cantante lasciò gli Stati Uniti per il Bahrain, e Neverland fece ancora notizia quando le autorità della California decisero di chiuder il ranch, dopo che alcuni dipendenti affermarono che non erano stati pagati da mesi.
La favola del ranch si spezzò del tutto nel 2007 quando, oppresso da una montagna di debiti, Jackson fu costretto a offrire il ranch come garanzia di un prestito da 23 milioni di dollari. Neverland venne salvata poi quando una società acquistò il debito, ma Jackson non tornò più nella sua ex reggia. E non ci fu, alla fine, nessun «happy ending».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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