James Stewart al bordello per smentire di essere gay

Il divo a 25 anni fu spedito in una casa di tolleranza dal produttore Mayer preoccupato da strane voci

Massimo Bertarelli

A sentire i dietrologi hollywodiani del gossip nella Mecca del cinema i divi più celebri erano quasi tutti gay. Nei giorni scorsi sulla graticola della maldicenza era finito Spencer Tracy, che tutti sapevano amante più appassionato che segreto di Katharine Hepburn, per una vita sua inseparabile compagna sul set e in privato. Essendo i due protagonisti ormai trapassati, da trentanove anni lui, da tre lei, è difficile controllare la veridicità di una voce che sa di bufala.
Ora si scopre che James Stewart, il mito americano insieme con John Wayne e Gary Cooper, scomparso quasi novantenne nel 1997, fu sospettato di essere omosessuale. Racconta una pruriginosa biografia fresca di stampa che l’attore quando aveva venticinque anni fu mandato in un bordello dal tirannico tycoon della Metro Goldwyn Mayer, Louis B. Mayer. L’autore del libro, tale Marc Eliot, recidivo in quanto già accanito denigratore di Cary Grant (a dire il vero, con qualche pezza giustificativa in più), precisa che il russo Mayer, dapprima tesoriere della Metro e quindi produttore, era molto preoccupato dall’apparente disinteresse di Stewart per il gentil sesso.
Dato che invece il giovane Jimmy, già molto amato da milioni di ammiratrici, era una star su cui la Metro aveva fatto grandi progetti, bisognava tagliare la testa al toro, prima che fosse troppo tardi. L’insistita assenza di partner femminili aveva molto preoccupato Mayer, che aveva quindi spinto il suo pupillo a manifestare con particolare ostentazione un’improvvisa attrazione per le belle donne. Che poi una casa di tolleranza non fosse il luogo più romantico per provare una mascolinità in discussione è un altro paio di maniche. Bisogna però aggiungere che a quei tempi, siamo negli anni Trenta, una visita al domicilio di quelle signore non era considerata una pratica scandalosa. «Se non ci vai e non dai una prova da uomo almeno qualche volta, Mayer e gli altri penseranno che sei gay» ha rivelato a Eliot un agente della Metro, Bill Grady. Per la cronaca, Mayer era, guarda caso, proprietario di un bordello a pochi passi dagli studi. A quanto riferisce la biografia, Stewart ci andò, seppure a malincuore.


Per finire e dare a Stewart quel che è di Stewart, protagonista di film indimenticabili come L’eterna illusione, La vita è meravigliosa e La finestra sul cortile, il divo non era gay e nemmeno bisex: ebbe almeno due infuocate love story, con Loretta Young e Marlene Dietrich, prima di sposare a quarant’anni Gloria McLean con cui restò fino alla morte.

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